La proposta arriva dal Centro Studi Einaudi e la riporta il quotidiano La Stampa in edicola oggi. Per evitare un nuovo lockdown generalizzato e tenere aperte tutte le attività occorre sostituire in via temporanea i lavoratori fragili con altri lavoratori “più robusti”.
Lo studio parte dalla premessa che il virus non colpisce tutti allo stesso modo e che durante il lockdown di primavera – ma la considerazione vale anche per il futuro – lo Stato avrebbe speso molto meno se anziché chiudere tutto avesse disposto l‘obbligo di permanenza presso il proprio domicilio dei lavoratori fragili, ma solo per il tempo necessario al rientro alla normalità.
“Calcolando una platea di 18.100.00 dipendenti – si legge sul quotidiano torinese – , dei quali 1.303.200 fragili e indennizzabili (gli altri possono lavorare in smart working), al costo medio di 124,90 euro al giorno, lo Stato avrebbe speso 162,77 milioni al giorno. Ma a questi vanno sottratti i 76,19 milioni al giorno causati dall’impatto positivo dovuto alla capacità di spesa e consumo dei nuovi lavoratori sostituiti. Risultato: il lockdown sarebbe costato solo 4,5 miliardi” in luogo dei 224 miliardi di euro spesi per 53 giorni di chiusura delle attività.