Roma, 8 novembre 2020. Il sistema bancario italiano regge l’urto della pandemia. A dimostrarlo sono i risultati di bilancio del terzo trimestre. I dati relativi ai principali gruppi del Paese (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Ubi, Banco Bpm e Mps), secondo l’elaborazione dell’Ufficio studi di First Cisl, confermano la resilienza del settore a fronte del crollo delle attività produttive.
In questo quadro, emerge la sostanziale tenuta dei ricavi operativi (- 5 % rispetto allo stesso periodo del 2019). La flessione è ancor più contenuta se si guarda ai ricavi core (margine primario – 4,1 %) , quelli originati dalle attività verso la clientela. Clientela che continua però a scontare i disagi dovuti alla chiusura di filiali (- 4,6 %) .
In parallelo diminuisce anche l’occupazione: nel periodo considerato sono circa 5mila i bancari in meno. L’effetto sui conti è evidente, con una contrazione pronunciata dei costi del personale (- 2,6%). Particolare rilievo assume il valore del cost/income, ora al 56.3%, dato nettamente inferiore a quello che si riscontra nei maggiori gruppi europei (61,3%). Il raggiungimento di un più elevato livello di produttività è testimoniato dal prodotto bancario pro capite, cresciuto del 2,5%, nonostante le eccezionali difficoltà operative e organizzative poste dalla crisi Covid 19.
Npl sotto controllo, più credito alle imprese con garanzie statali
Migliora la qualità del portafoglio crediti con l’ulteriore riduzione del peso dei crediti deteriorati netti (adesso al 3.2%). I rischi di credito sono stati coperti in via straordinaria con accantonamenti prudenziali per circa 3,5 miliardi di euro. Restano stabili i crediti a clientela (+ 0.3%) . “Ci troviamo in una situazione che richiede politiche creditizie anticicliche, imperniate su garanzie statali finalizzate ad un deciso incremento degli investimenti per assicurare una solida e duratura ripresa dell’economia – afferma il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani – E’ altresì necessario che le regole sulla gestione dei rischi di credito, calendar provisioning e nuova definizione di default, cambino per evitare un corto circuito tra banche e imprese. Occorre inoltre confermare la moratoria sui prestiti almeno fino al termine dell’emergenza”.
Patrimonio più forte, gli utili restino nelle banche
Migliora sensibilmente la patrimonializzazione con il CET1 ratio phased-in che passa dal 13,6% al 14,9%. “Sarebbe sbagliato eliminare il blocco dei dividendi – avverte Colombani – Meno patrimonio significa infatti meno credito, l’esatto contrario di quello di cui abbiamo bisogno. Per aumentare e gestire il credito verso la miriade di Pmi che costituisce il nostro tessuto imprenditoriale servono più lavoratori. Proseguire sulla strada dei tagli è quindi insensato: il trend occupazionale va invertito nell’interesse del Paese”.
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Fonte: cisl.it