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Manovra Furlan: “Manca un vero 'progetto' paese. Insufficienti le risorse per pubblico impiego, politiche attive, scuola, fisco. Pensionati ancora una volta penalizzati”

Incontro 17 novembre 202018 novembre 2020 – La legge di Bilancio non prevede risorse sufficienti per le politiche attive, per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, per la sanita’, per la riforma del fisco, per la non autosufficienza. Questo il giudizio espresso dalla segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, nell’incontro di ieri sera con il governo sulla manovra. “Ci sono questioni importanti che da tempo sollecitiamo al Governo e le abbiamo sollecitate ogni volta che ci si e’ visti ma la conseguenzialita’ non la riscontriamo: 500 milioni per le politiche attive non bastano e l’abbiamo detto a piu’ riprese. Sappiamo – ha spiegato Furlan – che il 2021 sara’ un anno delicato e sappiamo bene quello che potra’ bastare e quello che non bastera’. L’asticella dei licenziamenti a marzo non e’ distante e quindi prolungare la Naspi e rafforzare le politiche attive e’ per noi fondamentale. Ma le politiche attive si fanno con gli investimenti nelle strutture che dovranno incrociare domanda e offerta, i servizi per l’impiego. Lo stesso – ha detto ancora Furlan -vale per la questione della Pubblica amministrazione e non ci riferiamo solo al ruolo svolto da tanti settori pubblici per aiutare il paese nel contrasto alla pandemia. Nel settore privato i contratti vanno avanti e questo succede perche’ le aziende come i lavoratori hanno necessita’ della contrattazione per funzionare e per crescere. Per il pubblico impiego questa e’ la seconda legge di bilancio che non stanzia le risorse per un contratto dignitoso. Non potremo mai fare un contratto piu’ basso per i lavoratori di quello rinnovato qualche anno fa”.

“Abbiamo calcolato che ci vorrebbero più di un miliardo per poter rinnovare il contratto del Pubblico impiego, per dare ai lavoratori e lavoratrici ciò che gli è tato riconosciuto”. Ha ripetuto stamattina Furlan, ai microfoni di Radio24 commentando l’incontro che Cgil Cisl Uil hanno avuto ieri sera con il Premier Conte, tornando a sostenere che i 400 milioni aggiuntivi stanziati nella manovra non bastano. “Se si trovano gli altri 600 milioni ci sono le condizioni per sedersi ad un tavolo e aprire la trattativa”, ha affermato. Il pubblico impiego “è stato 8 anni senza rinnovare il contratto. L’ultimo è già scaduto da due anni”, ha ricordato. “E’ attraverso la contrattazione che si guida, si gestisce il cambiamento. Non possiamo definire tanti lavoratori e tante lavoratrici, in particolare della sanità come eroi, e poi non stanziare le risorse per rinnovare un contratto ormai scaduto. Il governo è anche datore di lavoro, in quanto Stato, verso 3 milioni di lavoratori e l’indifferenza verso il contratto non è ammissibile. Non lo permettiamo ai privati, figuriamoci allo Stato”, ha detto ancora .

E ieri sera, rivolgendosi al Presidente del Consiglio Conte, nel corso dell’incontro con i sindacati, Furlan aveva sottolineato “Spero che Lei voglia caratterizzare il suo governo per un dialogo sociale serio. Vanno messe risorse adeguate per rinnovare i contratti pubblici. Questo Governo e’ il primo che non taglia, anzi investe, sulla sanita’. Ma le risorse stanziate per la sanita’ non sono sufficienti. Rivalutate l’utilizzo del Mes. Con Ciampi facemmo un accordo concertativo sulla politica dei redditi, salvando l’Italia. Anche con Prodi facemmo un accordo storico. Con lei non partiamo dall’anno zero. Dobbiamo decidere se caratterizzarci a quei momenti alti di dialogo o con altri momenti meno positivi con altri Governi”

E tornando a parlare a Radio24 di Pubblico Impiego “Se si trovano gli altri 600 milioni ci sono le condizioni per aprire la trattativa. In tutti i settori quando non riusciamo a rinnovare i contratti per evidenti chiusure della controparti, uno degli strumenti è lo sciopero. Lo abbiamo fatto per i settore alimentare, per i metalmeccanici, e lo faremo laddove sarà necessario. Non si fa a cuor leggero perché quel giorno il lavoratore non ha il riconoscimento della giornata lavorativa in busta paga. Finora non ho mai trovato nessun lavoratore o delegato di qualsiasi settore che non sia pubblico che si è lamentato. Il problema sono le osservazioni che non arrivano dai lavoratori ma dal mondo della politica, dei giuslavoristi etc. L’opinione pubblica viene “convogliata” rispetto allo spaccare l’unità dei lavoratori. Nel Pubblico impiego abbiamo una media stipendiale che è intorno ai 1100-1200 euro, il rinnovo del contratto significa che molte famiglie avranno un’occasione in più per pagare l’affitto regolarmente. Non è un momento per spaccare ma per unire. Il contratto è fondamentale per la vita di tante famiglie ma anche per cambiare la pubblica amministrazione”.

Abbiamo rilevato come nella manovra che ci hanno presentato non si parli di crescita né di progetto paese. Accanto alla manovra andrebbe discusso il Recovery fund, cioè come organizzare le risorse che arriveranno dall’Europa, come verranno utilizzate per la crescita e per il lavoro. Una lacuna che abbiamo rilevato sono i fondi per le politiche attive per il lavoro, le cifre sono del tutto insufficienti. Abbiamo bisogno di un confronto serio e a tutto tondo a partire dalla manovra fino al Recovery Fund”, sottolinea Furlan. “Di fatto di politiche attive se ne è sempre fatto nulla in questo paese, attraverso la formazione – e ciò vale per i giovani disoccupati ma anche per tanti lavoratori che non sono più propriamente giovani- abbiamo bisogno di accompagnare anche gli uomini e le donne del lavoro da un lavoro all’altro. Servono investimenti ma anche dialoghi diversi tra scuola, territorio, impresa. Fin ora non abbiamo visto nulla. Spero che il confronto che abbiamo aperto sulle politiche attive approdi da qualche parte importante perché abbiamo convinto il governo a prorogare cassa Covid e licenziamenti ma questi mesi devono essere dedicati alla crescita a e allo sviluppo ma anche ad una riforma forte di ammortizzatori sociali e politiche attive”.

“Il chiudere la scuola è tato sempre metodo doloroso per quello che rappresenta la scuola, ovvero il futuro dei giovani. Per non chiudere la scuola dovevamo per tempo creare le condizioni perché questo non avvenisse. Con interventi molto forti di sicurezza sulla scuola, ad esempio il medico scolastico. Condizioni per il prima e per il dopo, cioè quando i ragazzi vanno a scuola prendendo i mezzi pubblici, molto spesse i giovani le zone di contagio le hanno prima di entrare a scuola”.

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Fonte: cisl.it

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