Roma, 18 novembre 2020 – Possibile svolta sul riconoscimento dei diritti previdenziali dei lavoratori che svolgono la prestazione lavorativa in part time verticale ciclico – oltre 150mila in Italia in tutti i settori produttivi, prevalenti nei settori dei servizi di pulizia/multiservizi e ausiliariato, ristorazione e mense – con l’articolazione della prestazione lavorativa a tempo pieno solo su alcuni giorni del mese o di determinati periodi dell’anno. Il testo finale della Legge di Bilancio 2021, bollinato dalla Ragioneria Generale dello Stato e inviato al Quirinale prima della trasmissione alle Camere, nell’articolato del Ddl dal titolo “Calcolo dei requisiti di anzianità ai fini pensionistici nel part-time verticale ciclico”, prevede infatti che “l’intera durata del contratto di lavoro a tempo parziale, che comprende periodi non interamente lavorati, è riconosciuta utile ai fini del raggiungimento dei requisiti di anzianità richiesti per l’accesso alla pensione. A tal fine, il numero delle settimane da assumere ai fini pensionistici si determina rapportando il totale della contribuzione annuale al minimale contributivo settimanale..”. La Fisascat Cisl negli ultimi anni si è fortemente battuta per il superamento della discriminazione patita dai lavoratori a tempo parziale.Nel mese di aprile 2019 Il Parlamento Europeo ha pubblicato la petizione presentata nel 2018 dalla categoria cislina. La richiesta della Fisascat Cisl verteva sul riconoscimento dell’anzianità contributiva per tutte le 52 settimane dell’anno, a prescindere dai periodi per i quali sono versati i contributi e dunque sulla possibilità che i contributi da accreditare ai lavoratori in regime part-time verticale ciclico siano riproporzionati sull’intero anno a cui si riferiscono, anziché essere versati solo in relazione a prestazioni lavorative eseguite in una frazione di questo. Attualmente l’Inps prevede un trattamento differenziato tra i lavoratori che effettuano il part time verticale ciclico e quelli che effettuano il part time orizzontale, riconoscendo a questi ultimi l’intera anzianità contributiva ed ai primi la sola anzianità relativa ai periodi lavorati. «Certamente se passasse il provvedimento i lavoratori in regime di part time verticale ciclico, che oggi hanno un trattamento peggiorativo, potrebbero superare l’attuale discriminazione rispetto ai lavoratori a tempo pieno, vedendosi riconosciuti anche i periodi di interruzione della prestazione lavorativa sia ai fini della prestazione previdenziale sia dell’anzianità contributiva». «In Italia – ricorda il sindacalista – non esiste una previsione di Legge specifica per i lavoratori in part time verticale ciclico e l’Inps continua ad attenersi ad una sua circolare del 1986 sostenendo di non applicare deroghe se non si modifica la normativa italiana di riferimento, continuando a calcolare l’anzianità lavorativa dei lavoratori in part time verticale ciclico sulla base dell’effettivo lavoro prestato escludendo i periodi non lavorati». «I lavoratori di fronte a tale ingiustizia, per vedersi riconosciuto il loro diritto, sono costretti a rivolgersi al Giudice generando un lungo contenzioso legale costoso sia per chi lo intraprende, sia per la collettività, sia per gli uffici che amministrano la giustizia» ha aggiunto Guarini evidenziando che «i sindacati e i Patronati, negli anni, hanno interessato alla questione il ministero del Lavoro senza alcun esito» e che «solo attraverso le decisioni della Corte di Cassazione, emesse in virtù dei ricorsi individuali, i lavoratori vedono riconoscersi un diritto sacrosanto». «La nostra è stata ed è ancora una battaglia di civiltà affinché sia svolta ogni possibile azione per la tutela dei diritti previdenziali dei lavoratori interessati» ha aggiunto il sindacalista. «Oggi più che mai, con la crisi pandemica e gli effetti delle restrizioni sulle attività economiche e sul lavoro – ha concluso il sindacalista – è necessario proseguire nel percorso di soppressione delle discriminazioni nei confronti dei lavoratori a tempo parziale, ben venga dunque il varo di un provvedimento normativo in materia che rivendichiamo da tempo».
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Fonte: cisl.it