Secondo recenti studi dell’osservatorio del politecnico di Milano, e un focus di Randstad Research, nella fase di ripartenza post-Covid19 (lo stato di emergenza termina il 31 gennaio), i 5-6 milioni di lavoratori, vale a dire circa uno su tre, proseguiranno, in tutto o in parte lo smart working.
E così nel Governo, per ora la riflessione è tra i soli tecnici, si è aperta la discussione sull’offrire anche ai lavoratori in smart working gli elementi giuridici necessari per raggiungere i premi di risultato.
Ne parla Il Sole 24 Ore in edicola oggi:
“inserire lo smart working tra i criteri per definire gli obiettivi di produttività, ancorando quindi il lavoro agile alla contrattazione collettiva (fermo restando l’accordo individuale del lavoratore, come previsto dal Dlgs 81 del 2017)”.
“La soluzione – ha spiegato al “Sole” Marco Leonardi, consigliere del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri – consentirebbe alle parti sociali di meglio adattare lo strumento alle specificità produttive, riconoscendo poi un beneficio fiscale alle imprese e ai lavoratori sotto forma di premio”.