A seguito dell’apertura della procedura di licenziamento collettivo, aperta dal fallimento Semitec in data 2 dicembre, e del conseguente esame congiunto, espletato con mancato accordo in data 9 dicembre, il Ministero del Lavoro ha convocato le parti a mezzo conference call per la mattina del 18 dicembre 2020.
Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto al Ministero la possibilità di poter aprire procedura di Cassa integrazione per cessazione, in favore dei lavoratori ancora in carico alla procedura. Il Ministero ha manifestato la disponibilità, a fronte della richiesta dell’avvio di procedura da parte del curatore fallimentare, avvocato Abatecola, e previa disponibilità delle politiche attive da parte delle Regioni interessate.
Il curatore ha risposto che non può chiedere la Cassa integrazione per cessazione, poiché non ha ancora provveduto a chiedere autorizzazione in merito al giudice.
Il tavolo, quindi, è stato aggiornato al 13 di gennaio in attesa che il curatore invii relativa istanza al tribunale e della conseguente risposta da parte del giudice.
Fim, Fiom e Uilm esprimono sconcerto rispetto all’atteggiamento del curatore, visto che sia per le sedi formali che per quelle informali, hanno sempre ribadito la necessità di ricorrere alla Cassa integrazione per cessazione nella tutela dei dipendenti Semitech, per poter garantire loro la copertura finanziaria e contributiva a partire dal 19 novembre 2020 (data della dichiarazione del fallimento) ma, soprattutto, trovano inaccettabile l’atteggiamento del curatore che al tavolo del Ministero del Lavoro ha dichiarato di avere sollecitato la richiesta licenziamento da parte dei lavoratori ritenendo, a suo avviso, la soluzione migliore.
Fim, Fiom e Uilm confidano che il giudice autorizzi il curatore a procedere con la richiesta di Cassa integrazione per cessazione in favore dei lavoratori della Semitec, che hanno già subito un importante danno dalla gestione del gruppo dirigente Semitec e che, sicuramente, non meritano che gli si aggiunga la beffa di non poter accedere agli ammortizzatori sociali che il Ministero del Lavoro mette a loro disposizione. Inoltre, riteniamo che gli stessi lavoratori non debbano farsi carico dei “tecnicismi” della procedura fallimentare o pagare un ulteriore prezzo dovuto alle lungaggini della burocrazia.
Fim Fiom Uilm, in coerenza e nel rispetto delle istanze complessive dei lavoratori, ritengono vadano adottati entrambi i percorsi: la concessione della Cigs per cessazione dell’attività, consentita dalle normative vigenti, che possa assicurare la copertura contributiva, oltre all’integrazione al reddito ai lavoratori che necessitino di ulteriore periodo per raggiungere i requisiti pensionistici, e la procedura di licenziamento con la “non opposizione” per consentire agli altri lavoratori, che volessero aderire, di accedere al trattamento di NASPI per l’eventuale ricollocamento.
Infine, Fim Fiom Uilm stanno valutando quali iniziative intraprendere per accertare tutte le responsabilità di questa brutta vicenda: deve essere fatta chiarezza di questo “brutto affare” a partire dall’acquisizione dell’azienda dal gruppo SIRAM, alla gestione IGI Investimenti ed a quella commissariale, con la procedura ex art. 161, fino ad arrivare al FALLIMENTO.
Fim, Fiom, Uilm nazionali
Roma, 22 dicembre 2020
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Fonte: fiom-cgil.it