il manifesto – Contagi sul lavoro: ecco dove il virus colpisce di più

Arriva lo studio dell’Inail che indaga sulle infezioni da Covid19 di origine professionale denunciate come tali alla data del 30 novembre.

Secondo l’Istituto queste denunce sono in totale 104.328, pari al 20,9% del complesso delle denunce di infortunio sul lavoro pervenute dall’inizio dell’anno (11 mesi complessivi). I morti per Covid19 di origine “professionale” sono complessivamente 366.

Ciò che colpisce di più di questi dati è che rispetto alle 66.781 denunce rilevate a fine ottobre i casi in più sono 37.547. Si tratta di un numero impressionante, realizzato in pochissimo tempo: 27.788 sono riferiti a novembre e 9.399 a ottobre. Segno – questo – che la seconda ondata dell’autunno è stata violenta almeno quanto la prima della primavera.

A dare evidenza a questi dati è il quotidiano il manifesto in edicola oggi che sottolinea anche la differenziazione per settori economici e categorie professionali:

”i settori economici con il numero maggiore di contagi sono quelle della sanità e assistenza sociale – ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili – con il 68,7% delle denunce e il 23,7% dei casi mortali. Nella pubblica amministrazione ricadono il 9,2% delle infezioni denunciate e il 10,3% dei decessi. Per la sanità e l’amministrazione pubblica i contagi hanno avuto un’incidenza significativa soprattutto tra marzo e maggio e tra settembre e novembre mentre gli altri settori come la ristorazione e i trasporti hanno visto aumentare l’incidenza dei casi nel periodo in cui sono state riaperte tutte le attività e il virus ha circolato meno come il trimestre giugno-agosto. L’incidenza delle denunce per la sanità e l’amministrazione pubblica è passata dall’80,5% dei casi codificati nel primo periodo al 49,2% del trimestre giugno-agosto, per poi risalire al 76,3% nel trimestre settembre-novembre. La categoria professionale più colpita continua a essere quella dei tecnici della salute, con il 38,6% delle infezioni denunciate, circa l’82% delle quali relative a infermieri, e il 9,3% dei casi mortali, seguita dagli operatori socio-sanitari (18,6%), dai medici (9,5%), dagli operatori socio-assistenziali (7,6%) e dal personale non qualificato nei servizi sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri (4,7%)”.