Tra le priorità che si troverà ad affrontare il nuovo governo Draghi, non appena termineranno le consultazioni e si voterà la fiducia, figura anche quella relativa a “Quota 100”, il provvedimento che garantisce l’accesso alla pensione a tutti quei lavoratori che entro il 31 dicembre 2021 avranno compiuto i 62 anni di età e versato almeno 38 anni di contributi.
Il Sole 24 Ore, in edicola oggi, sottolinea che “vista dall’Europa “Quota 100” rappresenta un vero azzardo. Secondo le previsioni fatte nelle prime settimane del 2020, ovvero quando il Covi-19 era un perfetto sconosciuto, la spesa pensionistica del prossimo decennio, con un Pil in crescita su una media dell’1,2% in termini reali e un mercato del lavoro in espansione, era data attorno al 15,6% del Prodotto, tre decimali in meno rispetto al picco odierno […]. “Quota 100” risulta indigesta per gli altri paesi dell’Unione, perché rappresenta un debito implicito che l’Italia ha deciso di assumersi e che le future nuove generazioni dovranno sostenere per lunghi anni”.
Il quasi neo premier Draghi, fervente “sostenitore di Bruxelles”, deve però fare i conti anche con gli altri partiti che potrebbero garantire l’appoggio al suo governo, primo fra tutti la Lega, che ha sempre ritenuto “la conferma di “Quota 100″ un’opzione non negoziabile”.