Era nell’aria da tempo ed ora iniziano ad arrivare le prime conferme. Il Reddito di cittadinanza, misura da più parti ritenuta come un ottimo “antidoto” contro la povertà e meno efficace come strumento di politica attiva del lavoro (rivolta cioè all’occupabilità dei percettori), potrebbe essere oggetto di riforma a soli due anni dalla sua introduzione.
Lo riferisce il quotidiano Il Mattino in edicola oggi:
“Un reddito di cittadinanza più breve (e a premi) per chi è in condizione di lavorare. Tra le ipotesi al vaglio del governo, chiamato a ricalibrare il sussidio, c’è quella di non concedere più il rinnovo ai cosiddetti occupabili dopo i primi diciotto mesi di reddito di cittadinanza. Ma i tecnici del ministero del lavoro di Andrea Orlando ragionano anche sulla possibilità d’introdurre un sistema premiante, una sorta di bonus, a favore dei percettori che trovano lavoro”.
Dunque una riforma sponsorizzata dal Partito Democratico che oggi può vantare un suo esponente di punta, Andrea Orlando, al “Welfare”, ma che dovrà trovare l’intesa – non facile – con il M5S che del “reddito” è l’ideatore e ora anche il principale difensore.
