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Vaccini, il governo a imprese e sindacati: “Iniezioni anche sui posti di lavoro, possibile ricorrere ai medici aziendali”

La rapidità nella campagna di somministrazione, la copertura per gli over 80, la nuova circolare del ministero sulla dose unica a chi ha già avuto il Covid. E poi l’ipotesi di fare iniezioni anche all’interno delle aziende. Sono i temi che sono stati affrontati nel corso della giornata dal governo in vista dell’avvio della vaccinazione di massa prevista a partire da aprile-maggio. In mattinata il ministro della Salute Roberto Speranza ha incontrato il neocommissario straordinario all’emergenza Francesco Figliuolo e il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, entrambi nominati nei giorni scorsi. Alla riunione, cui hanno partecipato i vertici dell’Istituto superiore di sanità, del Consiglio superiore di sanità, di Aifa e Agenas, sono stati esaminati anche i numeri aggiornati della campagna vaccinale: nelle ultime 24 ore sono state effettuate 160.053 iniezioni, un record dall’avvio della campagna.

Subito dopo l’esecutivo ha visto i sindacati e le parti sociali, ponendo sul tavolo “due obiettivi”: innanzitutto “fare il punto sull’attuazione dei protocolli di sicurezza firmati nel marzo dello scorso anno”, ma anche la “possibilità di utilizzare dei presidi che esistono all’interno delle aziende, quindi i medici aziendali, per le vaccinazioni” per “garantire in questo processo un accesso più fluido alle categorie di lavoratori più direttamente esposti al contagio“. Palazzo Chigi ritiene possibile anche “un apporto della rete dell’Inail con i suoi ambulatori”. La proposta, avanzata nelle settimane scorse dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi, è stata rilanciata pure dal segretario della Cgil Maurizio Landini. Per farlo, però, servirà una disponibilità di dosi “molto più larga di quella che c’è oggi”, ma si punta a “cominciare ad organizzarsi” in tempi brevi perché “questo sistema sia pronto, efficiente, efficace”.

L’accelerazione alle iniezioni potrebbe arrivare con il via libera dell’Ema al vaccino Johnson&Johnson, atteso per l’11 marzo. Nel frattempo il ministero della Salute ha emanato una circolare che conferma il parere dell’Aifa di diversi giorni fa: chi ha già avuto il Covid riceverà soltanto una dose del vaccino (quindi senza richiamo) “ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa”. L’obiettivo è quello di accantonare più dosi, visto che gli studi hanno accertato che chi ha già contratto l’infezione mantiene per diversi mesi una risposta immunologica alla malattia, così da somministrarle ad altre categorie di persone. Con delle limitazioni: la nuova disposizione “non è da intendersi applicabile ai soggetti che presentino condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici”. In questi soggetti, si legge nel documento, “non essendo prevedibile la protezione immunologica conferita dall’infezione da SARS-CoV-2 e la durata della stessa, si raccomanda di proseguire con la schedula vaccinale proposta (doppia dose per i tre vaccini a oggi disponibili)”.

Stando al bollettino aggiornato in tempo reale sul sito del ministero, alla mattina del 4 marzo risulta che in totale sono state effettuate 4.757.890 somministrazioni. 1.496.267, invece, sono le persone completamente vaccinate, cioè quelle a cui è stata iniettata anche la seconda dose. A livello territoriale, le Regioni più indietro nelle iniezioni sono sempre la Sardegna (al 58% rispetto al totale di fiale disponibili), la Calabria (58,1) e la Liguria (63,2). Le più rapide sono invece Toscana e Campania, entrambe all’80%, così come la provincia di Bolzano (84,9%) e Valle d’Aosta (90%). Per quanto riguarda le somministrazioni per fasce d’età, il ministero fa sapere che è stato superato il milione di vaccinazioni agli over 80: ciò significa che mancano altri 3 milioni di anziani prima di passare a chi ha meno di 80 anni.

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Fonte: ilfattoquotidiano.it

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