Cassintegrati sempre più in attesa dei pagamenti ma sempre più poveri. Lo mette in evidenza un’indagine della UIL.
Se nel 2020 sono state autorizzate 4,3 miliardi di ore di cassa integrazione – scrivono da via Lucullo – “numeri mai raggiunti in precedenza“, sono 7 milioni i beneficiari che hanno perso, mediamente, 1.243 euro netti pro-capite annui.
La UIL ha fatto una simulazione che evidenza un impoverimento progressivo con l’aumentare dei mesi in cig:
- un dipendente in cassa integrazione per tre mesi a zero ore (con un reddito lordo annuo 20.980), tra riduzione dello stipendio e mancati ratei di tredicesima e quattordicesima, perderebbe 1.611 euro netti annuo
- con sei mesi di cassa integrazione, lo stesso dipendente subirebbe una riduzione pari a 3.229 euro netti annui,
- con nove mesi di cassa integrazione la riduzione ammonterebbe a 4.898 euro netti annui;
- con dodici mesi la riduzione sarebbe pari a 6.611 euro annui.
”Pertanto, nella riforma più complessiva degli ammortizzatori sociali – sottolinea Ivana Veronese Segretaria Confederale – che si sta discutendo in questo momento, oltre che della necessità di velocizzare e semplificare le procedure, occorre tenere ben presente il tema della revisione dei tetti massimi del sussidio della cassa integrazione e della loro rivalutazione, fissati oggi per Legge, a 998,18 euro lordi mensili per retribuzioni inferiori o pari a 2.159,48 e a 1.199,72 per retribuzioni superiori a 2.159,48 euro”.
“Per la UIL, oltre all’innalzamento dei massimali – incalza Ivana Veronese – la rivalutazione dei sussidi dovrebbe essere ancorata agli aumenti contrattuali e non soltanto al tasso di inflazione annua che, come noto, negli ultimi anni ha registrato indici molto vicini allo zero”.