Matrimoni e grandi eventi fermi dal Covid mettono in ginocchio un intero settore, quello delle aziende che ruotano intorno alle feste nuziali, gli abiti da cerimonia, gli allestimenti, confetti, agenzie di viaggio, e così via.
Ecco allora che l’«Italia del sì» è scesa in piazza, ieri, per far sentire il disagio estremo di un’intera filiera ferma oramai da un anno, con la piccola parentesi della stagione estiva 2020. Sono, infatti, oltre 30 le città che hanno raccolto l’appello di partecipare alla manifestazioni, unite dallo slogan “Insieme per il Wedding” e dalla necessità comune di avere al più presto “risposte concrete alle indefettibili richieste di aiuto” per poter ripartire e programmare gli eventi e le attività con certezza e in sicurezza.
Richiesta impossibile? Non proprio, fanno sapere gli organizzatori, visto che gettando lo sguardo oltre confine soluzioni adeguate sono state trovate. E più precisamente in Germania dove un sistema per far ripartire il comparto è stato trovato. Basti pensare che “le celebrazioni nuziali sono consentite in Baviera da inizio luglio”, ci fa sapere la coordinatrice Stefania Vismara.
Resta fermo però che “gli sposi devono tenere a mente alcune cose. Nelle sale chiuse ci possono essere un massimo di 100 persone. All’aria aperta la lista degli invitati non deve contenere più di 200 persone. Tuttavia, questo si applica solo se il semaforo per il corona è verde. Ciò corrisponde a meno di 35 nuove infezioni ogni 100.000 abitanti negli ultimi sette giorni. Il luogo del matrimonio deve aver sviluppato un concetto di protezione e igiene ed essere in grado di presentarlo all’autorità amministrativa distrettuale responsabile su richiesta”. Insomma regole e misure di sicurezza che potrebbero essere replicate anche in Italia se si volesse ridare fiato ad un settore che insieme a quello della ristorazione con i suoi circa 200.000 matrimoni all’anno, genera in Italia un volume d’affari di oltre 4 miliardi.
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