Ieri è stato il click-day dell’Agenzia delle Entrate che ha dato il via libera all’invio delle domande per ottenere i ristori a fondo perduto previsti dal Decreto Sostegni.
A renderlo noto è stata la stessa ‘Agenzia’ che, in una nota di ieri precisava che i contribuenti o gli intermediari per le invio delle richieste devono utilizzare il canale sul portale “Fatture e corrispettivi” (per tutti i dettagli e i moduli vi invitiamo a cliccare qui).
Per l’invio delle domande c’è tempo fino al 28 maggio, tuttavia già nelle giornata di ieri secondo quanto si legge su Il Sole 24 Ore in edicola oggi, la piattaforma messa a punto da Sogei è stata presa d’assalto:
“Alle 18 di ieri, primo giorno per chiedere i contributi a fondo perduto previsti dal decreto Sostegni, erano già arrivate più di 230mila domande. In pratica, 550 al minuto, osserva l’Agenzia delle Entrate, destinataria delle stesse. Per chiedere gli indennizzi, la platea dei potenziali beneficiari, costituita da circa 3 milioni di imprese e partite Iva, ha tempo fino al 28 maggio, e gli oltre 11 miliardi stanziati basteranno per tutti, garantisce il governo. I ristori dovrebbero essere in media 3.700 euro, anche se molte categorie, in particolare quelle più colpite dalle restrizioni legate alla pandemia, lamentano l’esiguità degli importi”.
Dunque secondo quanto scrive il quotidiano economico il governo avrebbe offerto le giuste rassicurazioni. Le risorse saranno sufficienti a coprire tutti coloro che faranno domanda. Il problema che resta irrisolto, invece, è un altro. E lo hanno denunciato in coro tutte le associazioni di categoria del mondo delle imprese, professioni, partite Iva: i ristori non sono in grado di coprire, se non in minima parte, le perdite subite dalle aziende, che ammontano a 420 miliardi nel solo anno 2020 secondo le stime della Cgia di Mestre.
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