Bonus 2.400€ ai lavoratori agricoli: “Decreto Sostegni non va”. La richiesta dei sindacati

Esclusi dal bonus una tantum di 2.400 euro previsto dal decreto Sostegni, i lavoratori del settore agricolo con il supporto dei sindacati di categoria hanno organizzato, ieri, un presidio davanti alla sede del Senato per chiedere di essere inclusi nei ‘ristori’ previsti dal provvedimento del Governo Draghi.

La mobilitazione, voluta da Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil, è il primo di una serie di step che proseguiranno anche il 10 aprile davanti alle Prefetture di tutta Italia.

La scelta di ieri, di protestare davanti a Palazzo Madama non è casuale: in questo momento, infatti, il testo del decreto Sostegni è al vaglio del Senato per la sua conversione in legge. Quindi la rivendicazione sindacale, che ha evidenti tratti politici, è rivolta al Parlamento, l’unico che in questo momento può allargare la platea dei beneficiari dei vari bonus, a partire proprio dal Bonus 2.4000 euro previsto per altre categorie di lavoratori.

LAVORATORI AGRICOLI: POCHE GARANZIE

I lavoratori agricoli stagionali si sono ritrovati a vivere una situazione di estrema emergenza con l’arrivo della pandemia. Ad essi, infatti, – come evidenziato in una nota di Fai Cisl – il governo ha concesso solamente due bonus: uno da 500 euro nel mese di marzo e uno da 600 euro nel mese di aprile. Inoltre, quanti di loro abbiano usufruito anche di un solo bonus, sono stati esclusi dalla possibilità di accedere al reddito di emergenza, così come i lavoratori delle cooperative non possono usufruire della disoccupazione della Naspi. Trascurato anche il comparto della pesca, che da tempo aspetta l’istituzione di una cassa integrazione stabile.

L’INTERVISTA

La ‘denuncia’ della discriminazione operata dal Decreto Sostegni a danno dei lavoratori agricoli era stata già segnala qualche giorno fa sulle pagine di Avvenire dal Segretario generale della Fai Cisl Onofrio Rota che in un’intervista dichiarava: “nonostante siano state perse oltre due milioni di giornate di lavoro nel 2020, vengono considerati lavoratori di serie B, con questi stipendi converrebbe ricorrere al reddito di cittadinanza“.

Per Rota, più in generale, vanno prese misure che abbracciano vari aspetti della vita lavorativa dei braccianti perchè “si tratta di lavoratori già svantaggiati, i così detti working poors che rischiano di diventare ancora più poveri quando andranno in pensione“.

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