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Giochi e scommesse è ancora stop, Il Sole 24 Ore: 150mila rischiano il posto, ristori sotto il 5%

Lo stop alle attività dei centri scommesse, giochi, slot, sale bingo, ecc. è costretto a continuare. Un lockdown senza fine per gli operatori del settore, i lavoratori – che per buona parte è costante in Cig covid da marzo del 2020 – e gli avventori di questi luoghi che portano alle Casse statali ben 11,3 miliardi (dati del 2019).

Sì perchè se la settimana scorsa Draghi e Speranza presidente del Consiglio e ministro della Salute – hanno tracciato una road map per riaperture, in questo piano nessun accenno è stato fatto a questo settore, che continuerà a rimanere chiuso fino a chissà quando perchè considerato dagli esperti del Comitato tecnico scientifico come “a rischio contagiosità medio-alta” nonostante la sottoscrizione – a maggio dello scorso anno – di un protocollo di Sicurezza tra le associazioni di categoria e i sindacati.

Un danno imponente per il Bilancio pubblico che per il 2020 e il 2021, dunque, al quale si aggiunge evidentemente il danno per chi in queste attività economiche ha investito. Lo sottolinea un articolo su Il Sole 24 Ore in edicola oggi che mette in luce come “ogni settimana di chiusura rischia anche di tradursi in un’emergenza economica e sociale avviando verso il fallimento e la disoccupazione migliaia di imprese e di lavoratori attualmente in cassa integrazione. A causa dello stop, circa un terzo dei 150mila addetti complessivi del settore – 50mila sono dipendenti nella sale giochi, scommesse e bingo – rischia di perdere il posto di lavoro”.

Né i ristori a fondo perduto previsti dal recente Decreto Sostegni hanno portato chissà quale segnale sul piano degli aiuti: “spiegano gli operatori, il rapporto tra perdita dei ricavi e risorse arrivate dallo Stato è sceso «ampiamente sotto il 5%», ed è in ulteriore calo nonostante l’approvazione del decreto Sostegni ora all’esame del Senato. Come ha spiegato Massimiliano Pucci, presidente dell’associazione As.Tro., «l’ultimo decreto del governo copre solo il 2-3% delle perdite subite lo scorso anno»”.

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