Dal 30 marzo è attiva la piattaforma Sogei sul sito dell’Agenzia delle Entrate per fare le domande di contributo a fondo perduto previsto dal Decreto Sostegni, quale forma di ‘ristoro’ verso partite Iva e imprese che hanno subito un calo del loro business a causa della crisi Covid e delle misure restrittive anti-contagio.
Calo del fatturato minimo del 30% è il requisito ‘base’ per accedere agli indennizzi, per importi comunque non inferiori a 1.000 euro per le partite Iva e 2.000 euro per le società. Fin a qui tutto chiaro. Tuttavia accade non di rado che vi siano dei rallentamenti o degli intoppi, finanche delle sospensioni, nella procedura che porta al bonifico, così che i tempi di attesa per vedersi accreditato l’importo spettante si allungano ulteriormente.
Prova a fare una disamina delle ragioni che più frequentamente portano a dei ‘blocchi’ nella procedura Il Sole 24 Ore in edicola oggi.
Secondo quanto si apprende dal quotidiano ‘economico’ un primo motivo di rallentamento delle procedure è dovuto all’esigenza, da parte dei funzionari dell’Agenzia delle Entrate, di effettuare gli opportuni controlli antifrode necessari per evitare gli abusi già perpetrati durante i mesi precedenti con i vari decreto rilancio e decreto ristori. Il rischio per loro – ricorda il quotidiano economico – è di dover “rispondere di un danno erariale per importi liquidati ma calcolati su informazioni errate inviate dai contribuenti”.
Ve ne è un secondo che attiene a come si è effettuato l’inserimento dei dati in fase di caricamento della domanda: “tra gli errori commessi nella compilazione dell’istanza ad esempio l’indicazione della fascia di ricavi di riferimento o quello dei dati del fatturato 2019 o 2020. Il dato sui ricavi o compensi viene riscontrato con quelli della dichiarazione Iva o il modello Redditi presentato nel 2020 (anno imposta 2019). Per le informazioni sui ricavi, invece, il riscontro viene effettuato con i dati delle fatture elettroniche e delle comunicazioni delle liquidazioni periodiche Iva”. In questi casi non è da escludere che qualche intoppo lo trovi chi è nel cd. Regime forfettario o chi effettua prestazioni sanitarie in esenzione Iva.
Il terzo possibile caso di ‘blocco’ si può realizzare per coloro che hanno cambiato regime fiscale proprio tra il 2019 e il 2020. L’esempio classico è chi ha lasciato il regime ordinario o quello semplificato per passare al forfettario, in questo caso “non avendo ancora i dati della dichiarazione dei redditi 2021 (il termine di trasmissione telematica è infatti il 30 novembre) il sistema non vede le fatture elettroniche del 2020 (che il soggetto non era obbligato ad emettere) e fa scattare un alert”.
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