Da giorni una possibile riforma del sistema pensionistico è al centro del dibattito politico. Come riportato in precedenti news di Tuttolavoro24.it (clicca qui), da inizio 2022 scadrà Quota 100, misura pensionistica sperimentale, introdotta dal governo Lega-M5S per il triennio 2019-2021, che permette a chi abbia almeno 38 anni di contributi e minimo 62 anni di età di andare in pensione anticipata.
Affinchè non si verifichi un ritorno alla Legge Fornero, i sindacati – Cgil, Cisl e Uil – puntano al superamento di Quota 100, e la proposta più quotata sembra essere l’introduzione di un meccanismo denominato Quota 41, che permetterebbe ai lavoratori sia un’uscita flessibile a 62 anni, sia di andare in pensione avendo maturato 41 anni di contributi, senza limiti di età.
Data l’imminente scadenza di Quota 100 – prevista per il 31 dicembre di quest’anno – la messa a punto di nuove forme di flessibilità per uscire dal mondo del lavoro è un argomento prioritario nell’agenda politica, dal momento che, – come sottolinea La Stampa in edicola oggi – si intreccia anche con un tema come la riforma degli ammortizzatori sociali (attesa con urgenza) e con “gli strumenti da mettere in campo per accompagnare la fase di trasformazione delle nostre imprese nel dopo Covid“.
Se non è ancora chiaro qual è la direzione che prenderà la riforma del sistema pensionistico, risulta evidente invece a cosa servirà in questa fase post-emergenziale. A metterlo in risalto è il quotidiano La Stampa a proposito delle dichiarazioni di Claudio Durigon, esponente leghista e Sottosegretario al Ministero dell’Economia con delega proprio alla spesa pensionistica:
“Bene la proposta della piattaforma sindacale per Quota 41. Quota 100 nasceva come una norma per la flessibilità in uscita che ha bloccato l’aspettativa di vita prevista dalla legge Fornero. Se vogliamo uscire dalla crisi innescata dal Covid serve una riforma strutturale con una visione pensionistica: ci saranno parecchi licenziamenti, quindi saranno necessari nuovi strumenti di flessibilità in uscita“.
Dunque, dalle parole del Sottosegretario si evince che è assai probabile che l’intervento del Governo in materia pensionistica terrà conto, oltre delle esigenze complessive di sistema, anche delle questioni più urgenti che emergeranno di qui a poco con la fine del blocco dei licenziamenti. In particolare per garantire a chi ha raggiunto una certa età o maturato tot di contributi un’uscita flessibile non solo dall’azienda – con il licenziamento – ma anche mercato dal lavoro, con un pensionamento ‘flessibile’. Esigenze, queste, che la Legge Fornero non contempla perchè prevede un duro slittamento del pensionamento a 67 anni e ciò – come detto – si verificherebbe dal 1° gennaio 2022.
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