HomeEvidenzaProroga del blocco dei licenziamenti da luglio per tutti, "decida il Parlamento"

Proroga del blocco dei licenziamenti da luglio per tutti, “decida il Parlamento”

Il Decreto Sostegni bis – entrato in vigore mercoledì 26 maggio – ha lasciato delusi i sindacati, che in merito ai licenziamenti chiedevano la proroga del blocco fino al 31 ottobre per tutti, anche per industria ed edilizia. Il punto d’incontro trovato dal Governo riguarda la possibilità di prolungare lo stop dei licenziamenti per quelle imprese che dal primo luglio utilizzino la cassa integrazione ordinaria, che diventa gratuita in via opzionale. Questa soluzione però non convince i sindacati: a preoccupare sono anche le previsioni di Bankitalia, secondo cui le persone che sicuramente rischiano di perdere il lavoro sono più di 500mila.

Ne La Stampa in edicola oggi vengono riportate le parole di Maurizio Landini – segretario generale della Cgil -, il quale continua a chiedere al Governo di rivedere la posizione in merito ai licenziamenti e l’approvazione della riforma degli ammortizzatori sociali e poi fa un invito alla forze politiche che siedono in Parlamento:

<Il governo convochi le parti sociali: deve aprire con noi un vero confronto su questi temi che ancora non c’è stato> torna a chiedere Landini, annunciando poi l’invio di <una lettera in cui chiediamo a tutte le forze politiche in Parlamento di trovare soluzioni> su licenziamenti e appalti. <Non si può cambiare il Paese contro e senza il mondo del lavoro> insiste il segretario della Cgil, che si dice pronto a valutare quali iniziative mettere in campo, senza escluderne <neanche una>

I leader sindacali di Cgil, Cisl e Uil non si danno per vinti dopo l’entrata in vigore del Decreto Sostegni bis, e chiedono ancora al Governo e a tutte le forze politiche in Parlamento di cercare una soluzione alternativa su licenziamenti e appalti, che tenga conto delle difficoltà e delle esigenze dei lavoratori, anche al fine di evitare che scoppi una nuova bomba sociale.

Il Governo, in particolare, viene accusato di non aver aperto un canale di dialogo, ascolto e negoziato con le parti sociali sui contenuti del nuovo decreto legge, assecondando unicamente le posizioni di Confindustria e generando una situazione che con il confronto e la collaborazione sarebbe stata evitata.

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