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Licenziamenti dal 1° luglio, anche la Lega fa pressing su Draghi per tornare al blocco

Il 30 giugno è ormai sempre più vicino. In questa data terminerà il blocco dei licenziamenti per industria ed edilizia, comparti del sistema produttivo che forse hanno potuto resistere alla crisi in maniera migliore. Dopo la pubblicazione del Decreto Sostegni bis – con il quale il governo Draghi ha messo fine al blocco imposto durante la pandemia e prorogato ben due volte – i sindacati hanno cercato un dialogo con il governo per tentare soluzioni alternative, chiedendo l’estensione del blocco al 31 ottobre per tutti i settori e non solo per la piccola e media impresa. A favore di questa ipotesi sono anche Enrico Letta, segretario del Pd, e Matteo Salvini, leader della Lega, ma il “no” del premier Draghi fino ad ora sembra deciso. Draghi, infatti, ha fatto proprie le considerazioni della Commissione europea, sostenendo che il blocco dei licenziamenti sia in realtà una misura inefficace, che – secondo La Stampa in edicola oggi – “non tutela i lavoratori dalla chiusura delle aziende colpite dalla pandemia“.

Come scrive il quotidiano torinese, stavolta è stato il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti (Lega) a cercare di far pressione su Draghi in occasione del Festival dell’Economia a Trento, proponendo un’alternativa ad uno stop secco del divieto di licenziare:

<Il blocco è stato e deve rimanere una misura eccezionale. Ma si potrà semmai rivederlo settore per settore collegandolo alla riforma degli ammortizzatori sociali> in particolare <per quei settori come il tessile che avranno una uscita più lenta dalla crisi>. Una proposta per il momento respinta da Palazzo Chigi, che ha già accettato un compromesso e non sembra intenzionato a modificarlo“.

Il governo, infatti, ha scelto di sbloccare i licenziamenti nell’industria e nell’edilizia a partire dal primo di luglio, ma come formula di compromesso ha stabilito che le imprese che decideranno di non licenziare avranno la possibilità di usufruire della cassa integrazione a carico dello Stato fino al 31 dicembre. Questa soluzione, tuttavia, non piace ai sindacati, ma nemmeno a tutti i partiti e ai ministri. Giorgetti, infatti, pur continuando a ricevere risposta negativa da parte di Palazzo Chigi, ha riconosciuto l’eccezionalità del blocco, ma ha proposto un’uscita più graduale, valutando attentamente le difficoltà e le esigenze di ciascun settore.

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