Per la prima volta assistiamo ad un’apertura del premier Draghi in materia di licenziamenti. I leader sindacali di Cgil, Cisl e Uil -Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri -, insieme a Pd e M5S stanno facendo pressioni sul Presidente del Consiglio affinché dia l’ok alla modifica della norma che dal primo luglio prevede la fine del blocco dei licenziamenti per industria ed edilizia. Dopo giorni di chiusura, nelle ultime 48 ore Draghi ha discusso riservatamente con i tre leader sindacali e si è detto favorevole a trovare una mediazione.
Ne La Stampa in edicola oggi vengono riportate le ultime novità in merito allo sblocco dei licenziamenti, sottolineando in particolare il cambiamento di rotta nelle decisioni del premier:
“Il premier ha aperto alla possibilità di cambiare nuovamente decisione con un emendamento parlamentare, purché ci sia l’accordo di tutti. Ma l’accordo ancora non c’è, la maggioranza resta divisa e i giorni passano. Il leader Cgil sottolinea che la conversione del decreto <Sostegni bis> non avverrebbe in ogni caso prima della scadenza del blocco, e in quel caso si aprirebbe una finestra temporale che permetterebbe alle imprese di licenziare. Ecco perché la Cgil auspica un <decreto ponte>, l’unico modo per fermare in tempo l’entrata in vigore della norma“.
Stando a quanto scritto dal quotidiano torinese, il premier Draghi si sarebbe detto favorevole a un emendamento parlamentare per cambiare la norma che vedrà dal primo luglio lo sblocco dei licenziamenti per le imprese più grandi e per l’edilizia, ciò solo a condizione che vi sia l’accordo di tutti i partiti che appoggiano il Governo. Altro aspetto su cui punterebbe molto Draghi – non evidenziato nell’articolo citato – , che gli consentirebbe di spingere ancor più sul piano politico, è un’intesa tra le forze sociali, in particolare tra Confindustria e sindacati.
Sebbene Draghi si sia finalmente espresso in favore di una mediazione, secondo il leader della Cgil Landini la conversione in legge del Decreto Sostegni bis non avverrebbe comunque prima del 30 giugno – in tempo per una proroga del blocco – per cui l’unica soluzione sarebbe quella di un <decreto ponte>. L’altro scoglio sono le divisioni all’interno della maggioranza parlamentare, con la Lega divisa e il no di Forza Italia e Italia Viva alla possibilità di una proroga settoriale del blocco dei licenziamenti.
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