Mentre sulla proroga del blocco dei licenziamenti, in scadenza al 30 giugno per industria e costruzioni, i sindacati affiancano alla ‘proposta’ anche la ‘protesta’, convocando una manifestazione nazionale per il 26 giugno a Torino, Firenze e Bari, prosegue il confronto tra i partiti in vista di eventuali modifiche che potrebbero passare con il Decreto Sostegni bis attualmente alla Camera dei Deputati per la sua conversione in legge.
Da giorni si parla di ipotesi di modifica al Decreto ma nulla è stato ancora definito. Così come l’idea di un ‘decreto lampo’ di Draghi dovrebbe prorogare il blocco fino a ottobre, da varare prima del 30 giugno per slegare almeno in una prima fase la proroga dall’iter del Sostegni bis che si concluderà a luglio inoltrato ed evitare la ‘finestra’ durante la quale sarebbe possibile licenziare.
Torna sul dibattito politico intorno al ‘blocco’ il quotidiano il manifesto in edicola oggi, che sottolinea come l’ipotesi di un decreto di giugno funzionale ad evitare una finestra dei licenziamenti stia per sfumare:
”Gli emendamenti depositati al decreto Sostegni bis che ricalcano la volontà dei sindacati sono numerosi, sia da parte di Sinistra Italiana, Leu, Pd e M5s. Difficile però immaginare a oggi che il governo dia parere favorevole. Più probabile un accordo nella fin troppo composita maggioranza su una proposta governativa. Ma con la possibilità della beffa temporale: la conversione del decreto scavallerà certamente il primo luglio, giorno in cui le aziende di industria, manifattura e costruzioni – quelle dotate di cassa integrazione ordinaria – potranno già iniziare a licenziare, come da decreto Sostegni uno.«Non è quella la nostra proposta perché un blocco selettivo vuol dire che qualcuno lo proteggi e qualcun altro no, non è la soluzione del problema», spiegava Landini al termine dell’incontro con Italia viva. «Alle imprese viene data la possibilità usare la cassa ordinaria a costo zero, e sono stati dati anche altri contributi e forme di sostegno: pensiamo che questi debbano essere condizionati al fatto che però licenziamenti non ne fai»”.
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