Imprese agricole, stop a denaro pubblico se non rispettano salari e diritti dei lavoratori

Agricoli

E’ stato raggiunto tra Europarlamento, Consiglio Ue e Commissione l’accordo sul regolamento dei piani strategici nazionali della nuova ‘Politica agricola comune” (PAC). Ne hanno dato notizia tutte le principali organizzazioni di rappresentanza del settore giorni fa.

Ma cosa cambierà per i lavoratori dell’agricoltura ce lo fa sapere Fai-Cisl il sindacato di categoria che rappresenta i lavoratori dell’agroalimentare.

“Dopo vent’anni di battaglie per ottenere una politica agricola comune più equa e sociale, finalmente un primo passo importante è stato compiuto, visto che il trilogo ha trovato un accordo che prevede l’inserimento dei diritti dei lavoratori tra i criteri dei controlli sui finanziamenti. Essendo la prima volta in cui si è ottenuto che nell’ambito della PAC non siano contemplati soltanto il benessere animale e quello ambientale ma anche il rispetto delle lavoratrici e dei lavoratori, si tratta di un primo prezioso risultato, frutto di una battaglia storica del sindacato agroalimentare italiano a supporto del costante lavoro del sindacato europeo di categoria”, scrive Onofrio Rota Segretario Generale Fai-Cisl.

Dunque per la prima volta le regole europee – e quindi a cascata anche le regole italiane – prevederanno a partire dal 2023 che le forme di incentivo a cui accedono le imprese agricole (finanziamento agevolato, fondo perduto, ecc.) saranno sottoposte ad una valutazione per verificare il rispetto dei diritti dei lavoratori, i salari, ecc. Si introduce quindi un meccanismo virtuso in base al quale le aziende saranno spinte a rispettare le regole se vogliono conservare i benefici economici delle risorse europee.

“Il nostro impegno – aggiunge il sindacalista – sarà massimo per monitorare a livello nazionale e regionale la corretta applicazione dei principi di quella che dal 2023 sarà la nuova PAC. La formula sulla quale è stato raggiunto l’accordo prevede verifiche ex-post a campione sulle aziende che ottengono i finanziamenti, dunque il risultato raggiunto non realizza pienamente tutte le nostre aspettative sulla condizionalità sociale, ma indubbiamente rappresenta l’avvio di una nuova fase anche per responsabilizzare maggiormente le imprese e contrastare la concorrenza sleale di chi fa dumping sociale sulla pelle dei lavoratori agricoli”.

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