Per ‘difendere’ il diritto al Reddito di cittadinanza minaccia il datore di lavoro presso cui lavorava ‘a nero’ e che voleva metterlo in regola. Ed è così finito agli arresti domiciliari.
Il fatto è accaduto in Sicilia ed a metterlo in risalto è il quotidiano la Repubblica nella versione on-line:
“A Naro, nell’Agrigentino, i carabinieri hanno arrestato un operaio di origine romena di 22 anni con precedenti di polizia. Il giovane sabato sera si è presentato nella stazione per aggredire il suo ex titolare che lo stava denunciando per delle minacce ricevute. I militari hanno dovuto faticare non poco per riportare alla calma il 22enne che non ha esitato a scagliarsi anche contro di loro, minacciandoli.
Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori dell’Arma il giovane operaio si rifiutava di essere assunto regolarmente perché destinatario del reddito di cittadinanza e pretendeva di lavorare in nero per non perdere il beneficio. Per il 22enne sono così scattate le manette: deve rispondere di minaccia, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. E’ stato posto ai domiciliari in attesa dell’udienza di convalida”.
Una situazione non facile quella in cui si è cacciato il lavoratore che usando anche violenza, pretendeva di conservare a tutti i costi il sussidio. Sussidio che ora rischia di perdere poichè dai fatti narrati è emerso che una (congrua) offerta di lavoro l’avesse ricevuta, accettata e svolta anche se solo ‘a nero’.
Va ricordato infatti che una delle ragioni di perdita del Rdc è lo svolgimento di “attività di lavoro dipendente, ovvero attività di lavoro autonomo o di impresa, senza averlo comunicato”.
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