Scende il numero degli operai agricoli nel corso 2020. A confermarlo è il Rapporto annuale Inps diffuso alcuni giorni fa e commentato anche dal presidente dell’Istituto Pasquale Tridico durante un evento alla Camera dei deputati.
I lavoratori ‘dei campi’ risultano essere 1,036 milioni, 2% in meno rispetto al 2019, numeri che confermano per due anni di fila la contrazione dopo quella già registrata nell’anno precedente.
LAVORATORI AGRICOLI: CHI SONO
Per quanto riguarda la composizione dei lavoratori agricoli il Rapporto evidenzia che gli uomini sono prevalenti e le donne rappresentano il 32% del totale.
I numeri dimostrano anche come negli ultimi anni stiano diminuendo i lavoratori comunitari (soprattutto polacchi e rumeni), cioè provenienti da Paesi che fanno parte dell’UE, che costituiscono ancora i due terzi del totale, a vantaggio dei lavoratori extra-comunitari provenienti da Paesi extra UE.
Un lento processo di sostituzione che si ripete e si conferma anche nel 2020: i neocomunitari stanno diminuendo fortemente (-17% in totale, – 14% le donne) mentre gli extracomunitari – soprattutto uomini – sono aumentati, nonostante tutto, e si avvicinano a rappresentare quasi un quarto della manodopera agricola.
LAVORATORI AGRICOLI: I REDDITI
Il Rapporto Inps dimostra come per una maggioranza importante degli operai agricoli, l’82%, il salario sia l’unica fonte di personale reddito. Questo valore sale al 90% se si contano anche coloro che traggono reddito personale da altre attività.
È questa componente che risulta in diminuzione, mentre risulta in lieve incremento quella per cui il lavoro agricolo è complementare ad altri redditi.
LAVORATORI AGRICOLI: I CONTRATTI DI LAVORO
La tipologia contrattuale più diffusa senza dubbio quella degli operai a tempo determinato (Otd) nel 90% dei casi: ed è questa che è stata interessata dalla riduzione della domanda di lavoro, mentre la componente degli operai a tempo indeterminato è stabile (106.000 nel 2020).
La distribuzione degli operai agricoli per classe di giornate lavorate registra la contrazione accentuata delle lunghe durate (oltre 150 giorni), che interessano poco meno di un terzo degli operai agricoli, coinvolgendo quindi non solo quelli a tempo indeterminato: il calo è stato del -7,8%.
Aumentano però – nel corso del 2020 – gli operai con durate comprese fra 51 e 100 giorni. E’ da qui che nasce – si legge sul Rapporto INPS – la diminuzione della retribuzione media annua: perché gli operai con oltre 150 giornate sono diminuiti a ‘vantaggio’ di quelli con durate inferiori (51-100 giorni appunto).
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