I rappresentanti del mondo associativo delle aziende spingono per l’estensione del Green pass per entrare nei luoghi di lavoro ormai da giorni. Confindustria in testa, che ieri sul Corriere della Sera, attraverso le parole del presidente Carlo Bonomi ha chiarito i termini della questione: gli industriali non chiedono la vaccinazione obbligatoria ma il Green pass obbligatorio, che si può ottenere con 1 dose di vaccino, guarigione da Covid o il tampone negativo, che – a conti fatti – andrebbe realizzato ogni 48 ore. Quest’ultima soluzione avrebbe però dei costi insopportabili per i lavoratori ma anche per le stesse aziende.
Quel che appare certo dunque è che un intervento normativo ci sarà, anche se non è ben chiaro di quale natura e quale sarà il livello di coinvolgimento del sindacato annunciato dal premier Mario Draghi.
La quarta ondata Covid, sospinta dalla variante Delta, è alle porte e il rischio per le aziende è troppo alto per rinviare. Lo mette bene in luce il quotidiano Il Mattino in edicola oggi:
“Il problema fondamentale dei datori di lavoro, è che senza il green pass saranno costretti a trovare altre strade per tutelare la salute dei propri dipendenti. L’Inail infatti considera il Covid un infortunio sul lavoro di cui l’azienda ha responsabilità. La presenza di non vaccinati, in assenza del green pass, costituirebbe un rischio per gli altri lavoratori il cui peso graverebbe sulle spalle dell’impresa. E man mano che passano i giorni e la variante Delta continua a mostrare la sua aggressività, rendendo sempre più elevata la possibilità di contagi in azienda”.
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