Non si fermano le notizie sul lavoro nero e il Caporalato nell’agricoltura.
Mentre dal mese di settembre nella provincia di Treviso scatta l’obbligo per le aziende agricole di comunicare l’avvio di un appalto (come quello della raccolta e/o trasformazione dei prodotti ortofrutticoli) presso l’ente bilaterale agricolo, costituito dalla parte sociali del settore, si apprende attraverso il quotidiano locale la tribuna di Treviso che vi sarebbe una diffusa violazione di ogni norma sulla tutela del lavoro e dei braccianti in particolare.
Contratti provinciali disattesi attraverso l’assunzione ‘a nero‘ di personale stagionale straniero retribuito a 3 euro l’ora.
Il Segretario provinciale della Cgil Nicola Atalmi racconta di una chiara strategia di sfruttamento della manodopera con: «furgoni all’esterno degli hub dei profughi per reclutare operai». Migranti raccolti negli hub d’accoglienza, portati nelle vigne e poi ospitati in alloggi di fortuna per tutto il periodo della vendemmia.
Nella provincia veneta si gettano così le basi per una nuova polemica tra le organizzazioni sindacali che chiedono “più controlli anti-caporalato” e le sigle rappresentative delle imprese agricole che già alcuni anni fa avevano replicato alle accuse mosse dal sindacato a proposito di fatti di cronaca come questo.
“Parlare di migranti come schiavi nei vigneti è fuori luogo”, spiegava nel 2017 la Confagricoltura Treviso intervenendo a seguito di notizie di stampa analoghe e precisando che, al contrario di quanto sostenuto dai sindacati, in provincia c’erano state una “montagna di assunzioni” nel settore.
RIPRODUZIONE RISERVATA – La riproduzione, su qualsiasi supporto e in qualsiasi forma, dei contenuti del presente articolo in violazione delle norme sul diritto di autore sarà segnalata all’Agcom per la sua immediata rimozione [Delibera n. 680/13/CONS 12/12/2013].
Resta aggiornato con noi. Unisciti alla nostra pagina Telegram cliccando qui. E’ gratis!
Non hai l’APP di Telegram? Scaricala gratuitamente cliccando qui.