Arriva la 159a indagine congiunturale dell’Industria metalmeccanica e a presentarla è Federmeccanica in un evento romano in cui si celebrano anche i 50 anni dalla nascita dell’associazione confindustriale che riunisce sotto la propria sigla le più importanti imprese metalmeccaniche e dell’installazione d’impianti italiane.
Il dato più importante che viene fuori è sicuramente quello che riguarda i segnali di miglioramente della produzione: recentemente, infatti, sono stati recuperati integralmente i volumi di produzione che si realizzavano prima della pandemia. Ma non è tutto, come vedremo.
E poi c’è il Progetto Competere, presentato dal Direttore Stefano Franchi (in foto) durante l’evento alla stampa presente, che raccoglie tutti gli obiettivi politici della federazione industriale finalizzati alla crescita economica e occupazione del settore metalmeccanico, spina dorsale dell’economia italiana. Parola d’ordine è puntare sulla competitività e porre le basi – anche con modifiche legislative ad hoc – per un nuovo approccio al mercato del lavoro e dell’impresa, cercando di eliminare alcuni problemi che persistono e che in passato hanno ostacolato la crescita economica del Paese.
Stando ai dati della 159° Indagine Congiunturale, il settore metalmeccanico in Italia a partire dall’inizio del 2021 ha registrato progressi significativi, riuscendo negli ultimi mesi a recuperare integralmente i volumi di produzione realizzati nel periodo pre-Covid. In termini tendenziali, la crescita è stata pari al 47% nel trimestre aprile-giugno 2021, anche se questo dato risulta amplificato dal fatto che nello stesso periodo preso in esame lo scorso anno – a causa della pandemia – i livelli di produzione sono stati bassissimi, interrompendosi quasi. Il vero segnale positivo può essere rilevato mettendo a confronto i livelli di produzione del primo trimestre del 2021 e del trimestre aprile-giugno dell’anno corrente: l’attività produttiva metalmeccanica è migliorata del 2,1% rispetto al trimestre precedente, nel quale già si riscontrava un miglioramento dell’1,3%.
Sulla ripresa del settore metalmeccanico ha certamente influito la ripresa del commercio mondiale, che ha avuto risvolti positivi anche per l’economia del nostro Paese. Nel primo semestre del 2021, infatti, le esportazioni metalmeccaniche sono cresciute del 31,3% (in misura maggiore rispetto al +24,2% rilevato per l’intera economia) e le importazioni del 35,7%. L’export metalmeccanico è di 5,2 punti percentuali superiore, se confrontato con il primo semestre del 2019.
Le indagini condotte da Federmeccanica prospettano che tale andamento positivo prosegua fino alla fine dell’anno, sebbene vi siano alcuni fattori che potrebbero modificare la situazione corrente. Il 47% delle imprese intervistate, infatti, dichiara un portafoglio ordini in miglioramento, mentre il 35% prevede incrementi nella produzione.
E poi c’è il problema della scarsità delle materie prime e dei componenti in conseguenza del quale il 21% delle aziende teme di dover chiudere, anche per il rialzo del costo della materie prime (ma questo lo vedremo meglio dopo). Senza dimenticare i rincari dell’energia che fanno tremare il settore: “le imprese andranno a soffrire” dice il Presidente Federico Visentin.
L’andamento positivo del settore metalmeccanico sembrerebbe avere risvolti soddisfacenti anche dal punto di vista occupazionale. Il 26% delle imprese intervistate da Federmeccanica per la realizzazione della 159° Indagine Congiunturale, infatti, prevede per i prossimi mesi di dover aumentare gli attuali livelli occupazionali.
Resta che il fatto che il 74% non la vede allo stesso modo. Ed è su questi numeri che, evidentemente, si frena l’entusiasmo di investitori e osservatori.
Segnali che fanno ben sperare sono certamente i numeri che ci dicono che c’è un minor ricorso alla cassa integrazione guadagni e un’inversione di tendenza nei dinamiche occupazionali delle imprese con più di 500 dipendenti, finora negative. Inoltre, nel mese di giugno, i livelli occupazionali nelle grandi imprese metalmeccaniche sono aumentati dell’1,2% rispetto al mese di settembre.
Le industrie metalmeccaniche, tuttavia, riferiscono di avere problemi nel reperire manodopera, individuando il principale problema di tale fenomeno nel reddito di cittadinanza, che spesso funge da deterrente per i beneficiari potenzialmente occupabili ad uscire dalla zona di comfort.
Il clima di positività che si respira attualmente nel settore metalmeccanico potrebbe subire tuttavia delle battute d’arresto, dovute principalmente a due fattori: l’andamento della pandemia (che è ancora incerto con il ritorno negli uffici e la riapertura delle scuole) e la dinamica dei prezzi delle materie prime e la loro effettiva disponibilità. Il prezzo delle materie prime, infatti, risulta pressoché raddoppiato rispetto al costo delle stesse in periodo pre-Covid, e il sentiment delle imprese in relazione a questo tema è estremamente negativo anche per l’imminente futuro.
I dati elaborati da Federmeccanica registrano che il 93% delle imprese sulle quali è stata condotta l’indagine ha riscontrato un rincaro dei prezzi delle materie prime e dei semilavorati in metallo, mentre il 91% – per questo motivo – ha registrato un impatto significativo sui costi di produzione. Inoltre, il 73% delle imprese dichiara di avere problemi di approvvigionamento, specie per la scarsa disponibilità sul mercato e per i ritardi nelle consegne. La preoccupazione è tanta anche per il futuro: il 64% delle imprese ha dichiarato di temere che tale tendenza rialzistica dei prezzi delle materie prime possa prolungarsi anche nel lungo periodo.
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