Un focolaio covid è stato scoperto in un’azienda agricola in provincia di Treviso solo dopo che una donna rumena di 48 anni è stata trovata morta nel suo alloggio. Era malata di covid da giorni senza però curarsi nonostante gli evidenti sintomi della malattia.
La donna era venuta in Italia a metà settembre per lavorare alla raccolta dell’uva nella zona del Valdobbiadene, assieme ad altri 14 connazionali, e ha trovato la morte, forse per il mancato rispetto dei protocolli di sicurezza anti-Covid.
Lo sottolinea il quotidiano veneto Il Gazzettino:
“L’attenzione ora si sposterà sulle procedure dell’azienda nel reclutamento della manodopera e sui controlli effettuati. ‘Avvieremo un’indagine interna – spiega il presidente di Confagricoltura Giangiacomo Bonaldi. I nostri viticoltori non devono far prevalere la logica del profitto sulla salute. E non possono disattendere le indicazioni delle associazioni. Eravamo stati chiari: o vaccino o tampone’. Bonaldi legge quanto accaduto durante la vendemmia come un ‘brutto segnale che arriva dal mondo del Prosecco’, e spiega che il problema è stato sentito più fortemente in collina dove la raccolta è manuale e ci sono grandi difficoltà nel reperire personale. ‘Mi chiedo come mai siano stati trascurati i sintomi di quella lavoratrice, c’è un problema generale nel reclutamento: non tutte le personlae che smistato il personale stagionale danno le stesse garanzie. L’unica strada è il vaccino‘. Sulla stessa linea il segretario generale della Flai Cgil di Treviso Rosita Battain: ‘Non c’è obbligo di Green pass, almeno fino a metà ottobre, ma c’è l‘obbligo rispettare i protocolli di sicurezza, e se ci sono sintomi scatta l’obbligo non solo morale ma anche civile di lanciare l’allarme”.
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