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Non solo ‘No Green pass’, Cobas in piazza anche contro lo sfruttamento dei braccianti

Il No al Green pass obbligatorio in tutti i luoghi di lavoro è certamente il motivo che ha accomunato tutti i manifestanti dei cortei dell’11 ottobre. Ma poi c’è anche la difesa del lavoro, che ha spinto in tantissimi allo sciopero generale e alla mobilitazione nazionale. Dal lavoro precario a quello sfruttato dei campi agricoli.

E così alla protesta dei sindacati di base e dei manifestanti si sè aggregati anche una rappresentanza dei braccianti agricoli.

Lo sottolinea il quotidiano on-line Corriere di Viterbo che ha raccolto le dichiarazioni del sindacalista USB Luca Paolocci che durante il corteo nel capoluogo della ‘Tuscia’:

“Oggi siamo qui in piazza, per la prima volta con tutti i sindacati di base, per rivendicare i nostri diritti quotidiani che vengono ancor di più calpestati da quando c’è la pandemia. Lottiamo contro le morti sul lavoro, contro lo sfruttamento dei braccianti agricoli, in buona parte migranti senza diritti né permesso di soggiorno, che faticano 10 euro al giorno per 4 euro all’ora. Questo è l’inizio di un lungo percorso di lotta in cui anche i lavoratori viterbesi vogliono fare sentire forte la propria voce”.

Dunque al centro delle protesta non ci sono solo le ragioni di dipendenti statali, operai, studenti, famiglie, ma anche di chi della crisi pandemia è costretto a pagare il prezzo più alto:

“Parliamo di 500 braccianti che ogni giorno vengono sfruttati nelle campagne viterbesi. Insieme a loro hanno partecipato allo sciopero anche le educatrici scolastiche, che chiedono al Comune di essere stabilizzate; i vigili del fuoco della compagnia di Viterbo, che protestano per la situazione in cui versa la nuova sede del comando e per la carenza dei mezzi di soccorso; i dipendenti delle Poste, dei supermercati e dei centri della grande distribuzione, che lamentano le condizioni di scarsa sicurezza in cui continuano a lavorare, senza contare i turni massacranti a cui vengono sottoposti”.

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