Ieri dopo da aver annunciato la fine del blocco al porto di Trieste i lavoratori portuali del Clpt hanno spiegato meglio le loro intenzioni: si va avanti “il presidio continua e non si molla”, il comunicato è stato mal interpretato.
Nel frattempo continua lo scontro con l’Autorità portuale che registra “il rallentamento delle attività” – spiega una nota – che “ha interessato in modo diverso i vari terminal: in alcuni l’operatività è stata bassa, mentre per altri quasi a regime. Le differenze sono attribuibili alla difficoltà di formare delle squadre complete a causa dell’assenza di una parte dei lavoratori”.
Secondo quanto sostenuto dal Clpt le aziende che lavorano nel Porto pur di organizzare le squadre di lavoro tra le difficoltà delle assenze dei lavoratori in sciopero, avrebbero agevolato i lavoratori non chiedendo il Green pass. Tra questi lavoratori anche quelli assunti in somministrazione con le Agenzie per i lavoro.
“E’ andato a lavorare attorno al 40% dei portuali su circa un migliaio – dice Stefano Puzzer leader del Clpt – . Di questo penso che il 10% sia senza Green pass”. “Diverse aziende del Porto – continua il Cplt in una nota in cui annuncia una formale denuncia alla Prefettura e Ispettorato del Lavoro – starebbero violando la normativa sull’obbligo del possesso ed esibizione della certificazione verde Covid19 per lavorare”.
“Il controllo sui Green pass non spetta a noi ma agli operatori portuali“. Puntualizza Franco Mariani, presidente dell’Agenzia per il lavoro portuale di Trieste (Alpt), secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Agi, replicando alla denuncia presentata dal Clpt con l’aggiunta di un chiarimento: l’Agenzia sta mettendo “a disposizione dei lavoratori tamponi gratuiti“.
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