Un flop annunciato, quello che il Governo potrebbe entro fine anno varare in materia pensionistica. Sì perchè le proposte di andare in pensione a Quota 102 (64 anni di età e 38 anni di contributi) oppure Quota 104 (66 anni di età e 38 anni di contributi) sarebbero, secondo il sindacato favorevoli solo ad una parte limitata dei lavoratori interessati ad andare in pensione.
Lo mette in luce il quotidiano La Stampa in edicola oggi, che riporta importanti dichiarazioni dei responsabili nazionali di Cgil:
“La proposta di quota 102 e 104, se venisse confermata dal governo, costituirebbe una misura inutile, che non darebbe alcuna risposta’, sostiene a sua volta il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli. Le due nuove quote, infatti, coinvolgerebbero appena 10 mila persone anzichè le 50 mila stimate dal Governo. ‘Dai nostri studi – spiega il responsabile previdenza pubblica Cgil Enzo Cigna – sarebbero 8.524 le persone coinvolte nel 2022 e 1.924 nel 2023, visto che molti dei soggetti interessati hanno già maturato il requisito di Quota 100 al 31 dicembre 2021’. In particolare ‘nel 2022 potrebbero accedere a Quota 102 solo le persone con almeno 64 anni di età, ossia chi è nato dal 1956 al 1958 e con 38 anni di contributi, con un contributo in più altrimenti avrebbero maturato Quota 100, non un contributo in meno altrimenti non raggiungerebbero il requisito contributivo, essendo Quota 102 una misura della durata di un solo anno’. Mentre nel 2023, prosegue Cigna, potrebbero utilizzare Quota 104 ‘esclusivamente persone che avranno 66 anni, cioè nate nel solo 1957 e con 38 anni di contributi, e che non avevano maturato tale requisito nel 2021 così da poter usufruire di Quota 100”.
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