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Pensioni, uscita anticipata a 63 anni ultime notizie: Governo punta ad allargare a questi lavori gravosi

Dopo l’incontro di ieri tra Governo e sindacati sulle pensioni si è capito dalle parole del Premier Mario Draghi che non ci sarà alcuna riforma organica della Legge Fornero che, dopo la sperimentazione di Quota 100, tornerà ad applicarsi dal 1° gennaio 2022.

E’ questo infatti il motivo delle tensioni Governo-sindacati. La Legge Fornero si applicherebbe anche alle lavorazioni usuranti, con l’uscita pensionistica da 67 anni in poi, ad eccezione di quelle categorie per cui oggi è prevista l’Ape sociale.

Alle categorie oggi individuate (sono 15) che costituiscono un’eccezione, si potrebbero aggiungere ulteriori categorie lavorative che beneficerebbero dell’uscita anticipate. Lo scrive il quotidiano Il Messaggero in edicola oggi:

“Il governo sarebbe pronto a recepire alcune delle indicazioni che sono arrivate dalla Commissione tecnica presieduta dall’ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano. A partire da un ‘ammorbidimento’ dei requisiti per accedere allo scivolo per i lavoratori edili. La Commissione Damiano aveva proposto di portare da 36 anni di contributi a 30 anni, il limite necessario per gli operai per poter usufruire del prepensionamento a 63 anni di età. Oggi possono accedere all’Ape sociale i lavoratori che operano in 15 settori considerati ‘gravosi’ in possesso di almento 36 anni di anzianità contributiva e che abbiano svolto da almento sette anni negli ultimi dieci ovvero almeno sei anni negli ultimi sette una delle attività considerate dalla legge come ‘usuranti’. Si va dalle maestre d’asilo agli operai dell’industria estrattiva, dagli operai edili ai macchinisti delle ferrovie, dagli infermieri ai facchini. Alla lista ora si potrebbero aggiungere, come ha suggerito la Commissione in Damiano, 27-30 codici in più oltre ai 15 esistenti per le attività gravose. Dai lavoratori forestali, ai tassisti, dai falegnami ai commessi, passando per i saldatori. La Commissione ha ricalcolato gli indici statistici che sono forniti dall’Inps, l’Istat e l’Inail e considerano la fatica psicologica e fisica del lavoro svolto, oltre alla probabilità di infortunio”.

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