Sulla questione della prova scritta all’esame di maturità, e della richiesta di una sua eliminazione, mi ritrovo totalmente nelle riflessioni proposte ieri su “Avvenire” da Eraldo Affinati, che ricorda a tutti come la capacità di scrivere rifletta la capacità di pensare e aiuti a rafforzarla. Capacità di pensare liberamente e criticamente, come presupposto all’esercizio di una cittadinanza consapevole e come antidoto alla superficialità dilagante.
È certamente vero che occorre aggiornare obiettivi e strumenti della valutazione condotta in uscita dai percorsi formativi, guardandosi bene tuttavia dalla tentazione di abbassare semplicemente l’asticella: sarebbe un danno enorme per il sistema di istruzione, per il Paese e prima ancora per i ragazzi stessi, che hanno invece l’esigenza e il diritto di vedersi offrire una formazione di qualità. Un diritto cui si accompagna per gli studenti il dovere di assumersi fino in fondo la parte di responsabilità e di impegno di loro competenza.
Non hanno bisogno di malintese e comode benevolenze le ragazze e o ragazzi che frequentano le nostre scuole, ma di potersi confrontare con interlocutori che li trattino seriamente, senza paternalismi e compiacenze. Noi siamo stati dalla loro parte quando abbiamo speso il nostro impegno perché potessero tornare a frequentare in sicurezza le attività in presenza. Lo siamo quando ci battiamo per riportare istruzione e formazione al centro dell’agenda politica. Lo siamo ogni giorno per aiutarli a recuperare ritardi e disagi indotti dall’emergenza pandemica affinché siano in grado di affrontare col giusto livello di preparazione le prove che li attendono. È un dovere al quale non intendiamo sottrarci.
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Fonte: cisl.it