«Sono circa 12.000 i lavoratori con contratto di somministrazione, tra personale medico e infermieri, impegnati nel piano nazionale dei vaccini. Da novembre sono già scaduti contratti per 500 lavoratori somministrati e si prevede che, senza una proroga, entro fine anno arriveranno a 2.500, mettendo a rischio la forza lavoro impegnata nella campagna vaccinale sulla terza dose del vaccino. A lanciare l’allarme la FeLSA, la federazione del lavoro atipico, autonomo e somministrato della Cisl.
«L’apporto dei lavoratori in somministrazione è stato indispensabile per garantire in tempi ragionevoli la copertura vaccinale di circa l’80% della popolazione. Sono lavoratrici e lavoratori professionalmente qualificati, per i quali c’è un’importante richiesta nel mercato del lavoro» ha dichiarato il segretario nazionale della categoria cislina Daniel Zanda.
«Chiediamo l’immediata proroga di questi contratti e pertanto del contratto di somministrazione stipulato dalla struttura commissariale con le Agenzie per il Lavoro coinvolte – ha aggiunto il sindacalista – perché la mancata continuità lavorativa di questa persone comporterebbe l’interruzione della macchina organizzativa, pregiudicando il proseguo della campagna vaccinale, che non può permettersi intoppi». «Ogni giorno che passa scadono contratti, con il contestuale venir meno delle professionalità necessarie per un’imponente richiamo vaccinale alla terza dose» ha poi sottolineano.
«Il rischio – ha concluso il sindacalista – è che questi lavoratori, arrivata la scadenza del contratto, si ricollochino presso altre strutture pubbliche o private, con il conseguente blocco della macchina organizzativa preposta alla vaccinazione, che non avrà più le professionalità adeguate per una campagna di richiamo vaccinale che non può permettersi intoppi o rallentamenti».
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Fonte: cisl.it