Cancellazione del Bonus 100 euro (ex Renzi) sull’Irpef – anche noto come trattamento integrativo – per i lavoratori e i percettori NASpI/disoccupazione agricola, con la riforma Irpef che assorbe i bonus. Cancellazione delle detrazioni fiscali per i figli a carico con l’introduzione dell’Assegno unico e universale.
Il 2022 per i titolari di un reddito fino a 15mila euro sarà un anno di impoverimento. Un anno di regressione dopo anni di piccoli ’aiuti fiscali’ a partire dal Bonus Renzi introdotto dal 2014 per l’importo di 80 euro.
A decretarlo è l’accordo trovato tra i partiti di Governo la scorsa settimana, durante una riunione al Ministero delle Finanze (clicca qui).
Sulla vicenda tornano a farsi sentire Cgil, Cisl, Uil che, come sottolinea l’edizione odierna del quotidiano la Repubblica chiedono di “sostenere la fascia di reddito ‘dimenticata’ dal governo – quella fino a 15mila euro all’anno – esclusa da ogni beneficio. Lì – ripetono i segretari generali Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri – ci sono i più fragili dell’economia italiana. I lavoratori che hanno pagato in modo feroce la crisi: donne, giovani, part-time involontari, intermittenti, piccole partite Iva. E i pensionati poveri. Di qui le proposte: ampliare la no tax area (la fascia che non paga l’Irpef perchè l’imposta viene azzerata dalla detrazione fissa), agire sulle detrazioni aumentandole e anche sul cuneo contributivo, comprimendo la voce dei contributi a carico del lavoratore dipendente che assottiglia la sua busta paga ma serve per pagarli la pensione”.
L’accordo politico trovato al MEF non è ancora legge, ma avendo impegnato 7 degli 8 miliardi destinati al taglio del cuneo fiscale (l’altro miliardo è destinato al taglio Irap per gli autonomi), la situazione per coloro che rientrano in questa fascia di reddito si fa davvero complicata. Questo perchè se il Governo volesse seguire la traccia offerta dai sindacati e riportare più benefici ai lavoratori dipendenti e disoccupati con redditi fino a 15mila euro, dovrà infatti reperire nuove risorse, a meno che non voglia rivedere l’accordo e la divisione delle nuove aliquote nelle fasce di reddito.
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