“La scelta di Ronal Group, multinazionale svizzera, di chiudere lo stabilimento di Tabina, a Santa Maria di Sala in provincia di Venezia, e delocalizzare in altri paesi europei la produzione è inaccettabile. Non sono i tempi e le modalità con la quale l’azienda ha comunicato la decisione a determinare una diversità dei suoi effetti rispetto ad altre vertenze aperte nel settore. Il fatto è che l’ennesima delocalizzazione rischia di lasciare a casa oltre 800 lavoratrici e lavoratrici tra diretti e chi è occupato nell’indotto e nei servizi dello stabilimento.
Gli incontri previsti già da oggi con il Sindaco di Venezia, proseguiranno giovedì con la Regione Veneto e siamo ancora in attesa della convocazione da parte del Ministero dello Sviluppo economico. È necessario l’impegno concreto di tutti a partire dalle Istituzioni nazionali e territoriali affinché si affronti la vertenza con l’obiettivo di cambiare le decisioni dell’azienda e comunque salvaguardare il futuro produttivo ed occupazionale di tutti i lavoratori.
E’ evidente che l’industria metalmeccanica, in particolare quella dell’automotive, sta vivendo una fase di cambiamenti tecnologici ma anche organizzativi con le aziende che spostano produzioni in paesi dove il costo del lavoro e i diritti sindacali sono minori o in quei paesi dove i Governi hanno varato misure di politiche industriali anche di attrazione di produzioni ad alto valore aggiunto.
La Speedline si aggiunge ai tanti casi di crisi ed è l’ennesimo segnale che senza un piano straordinario a rischio c’è un intero settore, per questo l’atteggiamento del Governo di mero osservatore sta mettendo a repentaglio un intero sistema industriale a cui sono legati centinaia di migliaia di posti di lavoro”.
Lo dichiarano in una nota congiunta Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive per Fiom-Cgil e Manuela Musolla della segreteria della Fiom-Cgil di Venezia
Ufficio stampa Fiom-Cgil
Roma, 7 dicembre 2021
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Fonte: fiom-cgil.it