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Lavoro somministrato. Istat, Zanda (viVace): “Per contrastare calo strutturale indipendenti, necessario nuovo equilibrio tra concertazione e contrattazione tra parti sociali”


«E’ necessario un nuovo equilibrio tra concertazione a livello normativo e contrattazione a livello di Parti Sociali per contrastare il calo degli indipendenti, fenomeno sempre più strutturale del mercato del lavoro italiano come dimostrano i dati pubblicati oggi dall’Istat. Non sono più rinviabili interventi normativi volti a sostenere il lavoro autonomo, tesi a migliorare l’equo compenso,  a consentire l’accesso al credito e al sostegno al reddito e in ambito previdenziale». Così Daniel Zanda, presidente di vIVAce e segretario nazionale Felsa Cisl, ha commentato l’analisi occupazionale sul III trimestre dell’anno diffusa oggi dall’istituto di statistica che registra, per il decimo trimestre consecutivo, il calo degli indipendenti dell’1,6%..I dati sono stati presi in esame nel corso del webinar sul tema “Welfare e tutele per il buon lavoro, la rappresentanza per creare valore” promosso dall’associazione dei freelence della CISL di rappresentanza del mondo del lavoro autonomo, in collaborazione con la Fist Cisl e FeLSA Cisl. Tra  i relatori all’iniziativa, oltre a Daniel Zanda e al segretario generale della Fist Cisl Davide Guarini, Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione ADAPT ,Stefano Gheno, docente di gestione delle risorse umana all’università cattolica del sacro cuore di Milano, e Silvia Degl’Innocenti vice presidente di vIVAce.«Se nella generalità dei lavoratori le evoluzioni e i cambiamenti del mercato contengono sempre degli elementi di incertezza e sono fonte di destabilizzazione umana e professionale – ha sottolineato Zanda – per un lavoratore autonomo questo travaglio riveste dei connotati ancora più gravi, in quanto si trova spesso da solo ad affrontare il mondo del lavoro, solo dal punto di vista del welfare, quindi di lontananza da parte delle istituzioni, solo anche dal punto di vista professionale e umano, in quanto l’indipendenza rischia spesso di avere come deriva l’individualismo».In questo scenario complesso vIVAce si fa promotrice di un nuovo modello di associazionismo, «dove il lavoratore autonomo non è più solo ma dentro una rete, una community, fatta di condivisione con altri free lance – ha spiegato Zanda – ma anche di supporto e accesso a servizi di carattere ordinario oltre che dedicati allo sviluppo della propria professionalità e competenze». In particolare vIVAce punta, attraverso la contrattazione, alla realizzazione di un «welfare per il lavoro autonomo all’avanguardia – ha proseguito il presidente dell’associazione – che non sia una semplice riproposizione, magari al ribasso, delle prestazioni previste per i lavoratori dipendenti ma che invece risponda in modo pertinente ai specifici bisogni che la platea dei lavoratori autonomi esprimono resi più evidenti nella fase pandemica».«Per questo – ha poi sottolineato – noi ci concentriamo su quattro parole d’ordine, che sono un po’ i capisaldi della nostra azione: welfare, buon lavoro, rappresentanza e valore, dimensioni che trovano una sintesi comune dentro il termine rappresentanza, ovvero dentro una dinamica associativa. Si crea valore solo se il proprio lavoro è riconosciuto e valorizzato, e se la persona è messa nelle condizioni materiali di potersi esprimere, con strumenti, tutele e diritti adeguati». «Questo – ha chiosato – significa costruire sevizi e prestazioni per i lavoratori in logica sussidiaria, quindi partendo dalle necessità del singolo e favorendo una soluzione di sintesi in grado di abbracciare i bisogni più trasversali senza annacquare le specificità».A fargli eco il segretario generale della Fist Cisl Davide Guarini. «La strada da percorrere – ha dichiarato il sindacalista – è quella di una nuova generale contrattuale, capace di definire un moderno sistema di tutele anche per il lavoro autonomo, tutele che vadano oltre le logiche emergenziali».

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Fonte: cisl.it

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