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Lazio. Coppotelli (Cisl): “Ancora una bocciatura sulla qualità della vita nella nostra Regione. E c’è il tema sempre più forte del gap tra Roma e le altre 4 province del Lazio. Il tempo è scaduto, occorrono iniziative globali, approfondite e concordate”

Cambiano gli enti e le istituzioni che effettuano gli studi, ma non la sostanza. Nel Lazio si vive peggio rispetto a molti altri territori. Non solo: è ormai chiaro che c’è una differenza enorme tra la situazione di Roma e quella delle altre 4 province.

Ci riferiamo alla classifica sulla qualità della vita pubblicata oggi dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore. Roma è al 13° posto e guadagna diciannove posizioni. Poi Rieti al 75° posto (+5), Viterbo al 78° (-20), Frosinone all’82° (+3), Latina all’83° (-1). Stessa situazione guardando ai singoli capitoli. Prendiamo ricchezza e consumi: Roma 42°, Rieti 70°, Frosinone 75°, Viterbo 76°, Latina 81°.

Quindi affari e lavoro: Roma è decima. Poi però: Latina al posto numero 50, Rieti a quello 63, Frosinone 73 e Viterbo 74.

I risultati dell’indagine evidenziano che tra le prime dieci province, sette sono del Nord-Est: Bolzano (5ª), Pordenone (7ª), Verona (8ª) e Udine (9ª) che confermano la loro vivibilità e Treviso (10ª) è l’unica new entry, anche grazie al primato nella Qualità della vita delle donne, l’indice presentato per la prima volta quest’anno per mettere al centro le tematiche di genere nella ripresa post-pandemia. Su novanta indicatori le ultime posizioni sono popolate in ben 57 casi da province del Sud o delle Isole. E le prime province non del Mezzogiorno che si incontrano, partendo dal fondo e salendo verso l’alto, sono Latina (83ª) e Frosinone (82ª)”.

La situazione non è delicata, è grave per le due Provincie del Basso Lazio chiaramente associato al divario, sempre più ampio, che esiste tra Roma e le altre 4 province. Il che conferma che il nodo da sciogliere è strutturale infatti, nei giorni scorsi, commentando il recente rapporto Svimez, abbiamo avuto modo di dichiarare: “Il Lazio è da sempre ed oggi ancor di più, un territorio di frontiera, ma vaste aree della nostra regione ricadono e vengono risucchiate nelle dinamiche del Mezzogiorno. La dinamica salariale piatta vuol dire che nelle regioni meridionali c’è un 15,3% di dipendenti con bassa paga, rispetto all’8,4 del Nord. Anche nel Lazio conosciamo un basso tasso di occupazione, un’eccessiva flessibilità del mercato del lavoro con il ricorso al tempo determinato e al part time involontario. Tutto questo frena la crescita. Dobbiamo guardare in faccia la realtà. Il Pnrr può essere una straordinaria occasione, ma non è la pietra filosofale. Va programmato prima che gestito”.

La situazione è questa purtroppo. L’indagine sulla qualità della vita de Il Sole 24 Ore conferma che il Lazio, con l’eccezione di Roma, scivola verso il Mezzogiorno. La realtà va guardata in faccia.

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Fonte: cisl.it

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