Il Reddito di cittadinanza alimenta le truffe e spinge i percettori a non cercare lavoro. Ne è convinto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti (in foto) che sul quotidiano Il Messaggero in edicola oggi afferma «sono stato tra i primi ad affermarlo appena approvata la legge dovetti subire sui social un mare di attacchi. Adesso sono ancora più convinto che in agricoltura ha avuto effetti devastanti. Abbiamo le prove: sono i tanti casi di imprenditori di successo che stanno rinunciando a espandere la produzione o ad aprire nuovi mercati perché non trovano manodopera da assumere e qualificare».
A seguire il collega giornalista chiede se le ragioni di questi fenomeni non sia da rinvenire nei bassi salari offerti dalle ditte agricole:
“Non sarà forse perché le paghe sono troppo basse? È quasi ovvio che a fronte di 850 euro al mese, si preferisca rimanere a casa con 750 euro di sussidio”.
Ecco la risposta del Presidente di Confagricoltura:
«È una scusa non vera. Quello nelle campagne è il reddito minimo di ingresso, pattuito da tutte le organizzazioni sia imprenditoriali e dei lavoratori. Vale per chi parte da zero e deve imparare a lavorare. È un fatto culturale, non economico. Gli immigrati con permesso di soggiorno imparano da noi e poi vanno a lavorare all’estero, in Germania o nei Paesi Scandinavi».
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