Il dibattito sul rientro a scuola sposta ancora una volta il problema e non valuta fino in fondo i possibili rischi. Siamo convinti, da sempre, che i nostri alunni a scuola siano più sicuri e protetti che in altri contesti. Rispettano le regole di prevenzione e si attengono alle indicazioni senza interpretazioni flessibili. Oggi c’è un elemento che ci fa riflettere e che vorremmo evidenziare: per la prima volta la pandemia colpisce i piccoli che ancora non hanno una copertura vaccinale. Non sono state assunte misure per accompagnare la riapertura con presidi sanitari e corsie preferenziali per le scuole. Lo abbiamo chiesto dal primo momento: se ci fossero gazebo della protezione civile o mezzi attrezzati dell’esercito assegnati solo allo screening nelle scuole, forse si potrebbero prevenire quarantene inutili e tracciamenti infiniti. È una misura eccezionale così come è unico il bene degli alunni. Sono ridicoli i suggerimenti di alcuni governatori che vorrebbero affidare al personale della scuola la gestione dei tamponi. L’ipotesi di tenere in classe i bambini anche dopo i primi contagi è di difficile gestione; l’allarme su possibili sintomi o malattie, alimenta le ansie dei genitori. Le famiglie benestanti terranno a casa i propri figli e la frequenza rimarrà solo per gli alunni i cui genitori non possono conciliare lavoro e gestione della DAD.
I canali di persuasione per ampliare la campagna vaccinale dei più piccoli (dai 5 ai 12 anni) sono poco incisivi. I genitori dovrebbero trovare nei pressi delle scuole un hub dedicato per il vaccino. Gli stessi pediatri dovrebbero essere coinvolti per garantire la loro presenza fisica nelle strutture scolastiche in giorni predefiniti. Solo immaginare una sospensione delle attività in presenza, potrebbe incentivare la partecipazione attiva dei bambini alla campagna di somministrazione.
Il personale è per lo più vaccinato ma un positivo in una classe di 30 mq con 25 studenti non è molto rassicurante anche per chi ha una copertura con la terza dose.
Da due anni abbiamo la sensazione che la scuola sia considerata al centro del Paese solo quando la produzione e l’economia ne hanno bisogno; bisogna cambiare questa tendenza e garantire la frequenza con interventi mirati, sostanziali e di lungo periodo. Basta con le toppe, servono decisioni consistenti e strutturali. È arrivato il momento di riconoscere alla scuola una voce specifica nello scostamento di bilancio di cui già si parla; lo si faccia e non si trascuri proprio un settore nevralgico del quale il Paese ha veramente bisogno.
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Fonte: cisl.it