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Moda, il Reddito di cittadinanza alimenta il mercato dei falsi

NAPOLI – Il Reddito di cittadinanza alimenta il mercato delle false Griffe. E’ questa la conclusione a cui giunge il quotidiano Il Messaggero che in un articolo-inchiesta pubblicato sull’edizione odierna, racconta di come i laboratori artigiani dell’abbigliamento, pelletteria, calzaturiero della provincia di Napoli facciano leva sul binomio “lavoro nero & reddito di cittadinanza” per essere competitivi e immettere nel mercato della Moda prodotti falsi a marchio Louis Vuitton, Gucci, Guerriero, Yves Saint Laurent, The Bridge, ecc.

E dall’altro canto i percettori accettano di lavorare in nero per non perdere il diritto al “reddito”.

“Non solo”, aggiunge il quotidiano romano “C’è anche la contraffazione dietro lo scandalo che si consuma ogni giorno nel triangolo industriale di Cassandrino, Grumo Nevano e Sant’Antimo, un piccolo fazzoletto dell’immensa provincia di Napoli disseminata di microscopici opifici nascosti in seminterrati e sottoscala”.

Dal Messaggero raccontano di un accesso in uno di questi laboratori, di un giornalista fintosi commerciante che avrebbe visto in prima persona come sta realmente la situazione:

“Mostriamo un cartamodello di una gonna e una giacca, la spacciamo per un modello di Dolce & Gabbana e pretendiamo che sia fatto uguale, con tanto di etichetta. «Non c’è problema», risponde uno di loro. Ci fa anche il prezzo: 1,30 euro per tagliare e adesivare la giacca. Sotto le macchine per cucire sfilano veloci dei jeans di un noto marchio campano, non si capisce se sia originale o falso. In negozio vengono prezzati 90 euro l’uno. Ci sono 12 operai a lavorare, tutti in nero, 4 percepiscono il Reddito. Alcuni hanno iniziato a lavorare da meno di una settimana. Li paga 15 euro al giorno“.

Il “patto” tra il titolare e il percettore del Rdc, fondamentale per mandare avanti tutta l’attività, quindi fondato sulla fiducia reciproca, avviene così:

“per avere un’idea del business basti pensare che solo per sviluppare questo «ramo d’azienda» dal 22 dicembre l’imprenditore aveva assunto un tagliatore di pelli specializzato, Gennaro, 50enne, disoccupato e destinatario del Reddito di cittadinanza, neanche a dirlo. Con lui aveva stretto un patto: non ti metto in regola così non perdi il sussidio, in cambio mi lavori qualche ora in più. La contrattazione è tutta verbale, il datore di lavoro è anche amministratore, operaio, legale, assistente sociale, amico”.

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