Che l’inflazione, cioè il valore dei prezzi al consumo sia aumentato, già lo si sapeva. C’è l’Istat che ce lo segnala periodicamente con i suoi report. Ma che il prezzo della pasta fosse aumentato del 38% questo era meno noto. Il carrello della spesa spesso confonde i prezzi. Ma anche la pasta è coinvolto dell’innalzamento incontrollato dei prezzi, a partire dall’energia e tutte le componenti legate a questa.
“Un chilo di pasta, che a settembre la grande distribuzione comprava a 1,10 euro, ora ne costa 1,40. E alla fine di gennaio arriverà a 1,52 euro. Un aumento del 38%. Ma potrebbe essere anche maggiore”, scrive l’edizione odierna de Il Sole 24 ore.
Come si è arrivati a questo aumento?
La risposta la dà Vincenzo Divella Amministratore delegato di Divella, notissimo marchio di pasta e biscotti, in un’intervista concessa al quotidiano economico che oggi dedica il titolo principale a questo argomento:
“I primi 30 centesimi li abbiamo dovuti chiedere dopo l’estate, per far fronte all’aumento vertiginoso del costo della nostra principale materia prima, cioè il grano. Tra giugno e oggi, il prezzo del grano alla borsa di Foggia è cresciuto del 90%. Un rincaro che non avremmo mai potuto ammortizzare da soli, basta pensare che per noi la semola rappresenta il 60% di tutto il costo di produzione della pasta. Con l’arrivo dell’autunno, poi, ci si sono messi tutti gli altri rincari: il costo del cellophane è aumentato del 25%, il gas del 300%, l’elettricità anche. Per questo a gennaio abbiam chiesto alla grande distribuzione altri 12 centesimi al chilo. Un aumento questo che dovrebbe diventare effettivo con il rinnovo degli ordini alla fine di questo mese”.
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