Aiuti e Cig Covid frenano i licenziamenti, ma c’è l’incognita “2022”: ecco perchè

Le politiche dei Governi che hanno introdotto aiuti e i trattamenti di sostegno al reddito gratuiti, come la Cassa integrazione Covid che è intervenuta nelle sospensioni da lavoro, hanno consentito la frenata dei licenziamenti tra il 2020 e il 2021. Senza dimenticare “ristori e liquidità, ricorda Andrea Garnero, economista Ocse, che hanno consentito alle imprese di rimanere a galla e non sprofondare.

Ma il futuro prossimo resta incerto se si pensa che ancora non si delinea con chiarezza la politica dei ristori che il Governo intende mettere in campo, se non in modo selettivo.

Un ‘ammortizzatore sociale’ importante è stato anche il divieto di licenziamento introdotto a partire da marzo 2020. Ma anche dopo lo ‘sblocco’ (da luglio 2021, e poi da novembre) non si sono contati numeri significativi. Segno che gli ‘effetti benefici’ degli aiuti si sono protratti anche nella fase successiva.

Questo vale sia per l’industria che per le piccole imprese. Ma in particolare per queste ultime, secondo quanto mette in luce l’HuffPost.it pesano le nuove incognite legate a come (e se ci) saranno i prossimi ristori e l’innalzamento dei costi legato all’aumento dei costi energetici e delle materie prime. L’inflazione, accompagnata da una politica degli aiuti ‘debole’, può portare i primi (negativi) riflessi proprio sulle imprese meno strutturate.

“Il primo novembre – si legge – , primo giorno dei licenziamenti liberi nelle piccole attività, la pandemia si è aggravata e poi è arrivata l’inflazione, con il caro prezzi che ha impattato sulle imprese. Il fatto che non ci sia stato un boom di licenziamenti (al netto della risalita di novembre) può far dire che le imprese non hanno scaricato gli extra costi e in generale una situazione di disagio sui lavoratori. Ma gennaio si apre con nuove incognite. Così come non possono più contare sulla cassa integrazione Covid o i ristori (al netto di alcune categorie che saranno tutelate con il decreto Sostegni ter), le imprese, soprattutto le piccole, devono destreggiarsi con un caro energia imponente e con tutte le incertezze che il rallentamento o la sospensione della produzione possono comportare. Anche in termini di lavoratori da impiegare. Saranno i prossimi dati a dire se la ricaduta sarà più fondata e forte rispetto a quella legata al divieto di licenziamento”.

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