Gli stipendi dei lavoratori dipendenti vanno aumentati, subito, già ora nel 2022. Il tasso di inflazione che si aggira intorno al 7% spinge a trovare soluzioni difendere il potere di acquisto dei lavoratori, eroso dal rialzo dei prezzi. Lo dichiarano, da giorni, praticamente tutti: partiti, sindacati e il mondo delle imprese. Una soluzione però, su come intervenire, ancora non è stata trovata.
Infatti, se i sindacati e una parte dei partiti (come il PD e Articolo 1, con “in testa” il Ministro del Lavoro Andrea Orlando) dicono che la soluzione sta nei rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro e l’adeguamento delle retribuzioni, il mondo delle imprese, “guidato” da Confindustria sostiene che la soluzione sta nell’abbassamento degli oneri contributivi che gravano sui lavoratori, in modo da far salire il salario netto dei dipendenti.
A soffermarsi sull’argomento, e quindi sulle richieste dal Governo da parte degli Industriali guidati da Carlo Bonomi, è il quotidiano Il Sole 24 Ore in edicola oggi:
“In cima alla lista c’è la riduzione, tangibile, del costo del lavoro (secondo tutti gli esperti almeno 16-18 miliardi); ovvero un intervento strutturale in termini di taglio del cuneo fiscale e contributivo in grado di dare respiro alle imprese e potere di acquisto ai salari migliorando la competitività del sistema industriale: «Il Patto per l’Italia si costruisce tutti insieme, e non con i ricatti – ha sottolineato Bonomi, riferendosi alla proposta del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, di vincolare gli aiuti economici alle imprese al rinnovo dei contratti, che ha prodotto una immediata levata di scudi della base del tessuto imprenditoriale (si veda Il Sole24Ore di ieri) –. Che modo è di porsi da parte di un ministro della Repubblica? Questa è l’ennesima e ulteriore conferma di quel sentimento antindustriale che pervade ancora una parte del nostro Paese, un Paese dove le competenze sono trascurate e dove a pontificare sulle imprese è chi non ha fatto un solo giorno di lavoro in fabbrica. Noi crediamo invece che la strada da perseguire sia un’altra, quella di un vero taglio del cuneo. E concentrando l’intervento sulle fasce più deboli» (giovani, donne, lavori a tempo, solo per fare alcuni esempi), «questa è equità sociale»”.
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