Diciamolo subito. Sebbene il Bonus 200 euro a cui il Governo sta lavorando e che dovrebbe essere erogato tra giugno e luglio ha lo scopo di ‘ristorare’ lavoratori, pensionati, disoccupati, percettori Rdc dalla perdita del potere di acquisto dovuto al rialzo dei prezzi, esso non ha il ‘sapore’ del bonus Covid corrisposti da Inps nel corso del 2020 e 2021 a causa della pandemia.
I Bonus Covid o anche il Reddito di emergenza, erano erogati in alcuni casi guardando all’ISEE familiare, e non si correva alcun rischio di doverli restituire (salvo in caso di falsificazione o omissione di dati).
Diversa è invece la situazione del Bonus 200 euro: esso è erogato in automatico (cioè senza fare domanda) a chi ha un reddito individuale (non ISEE) fino a 35mila euro, pertanto se a fine hanno si supera questa soglia, il beneficiario dovrà restituirlo allo Stato.
Lo sottolinea anche Il Sole 24 Ore del 7 maggio 2022:
“L’impianto normativo prevede che, alla fine dell’anno, i sostituti di imposta (cioè i datori di lavoro o INPS, ndr) effettuino una verifica in ordine alla spettanza della misura. Se da tale controllo dovesse emergere che l’Una tantum non è dovuta, i medesimi sostituti devono provvedere al recupero dell’importo in otto rate mensili, di pari importo, a partire dal cedolino paga che contiene il conguaglio”.
In altri termini i sostituiti di imposta che erogheranno il bonus tra giugno e luglio (datore di lavoro o Inps a seconda dei casi) a fine anno dovranno fare un controllo sul reale possesso dei requisiti reddituali nel corso del 2022. Se dovessero accertare che il Bonus non era dovuto, e che quindi il reddito ha superato i 35mila euro, i 200 euro devono essere restituiti in 8 rate mensili di importo pari a 25 euro. La restituzione in questo caso avverrebbe a partire dal mese di dicembre 2022.
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