Sembra essere chiaro e definito il piano del Ministro del Turismo Massimo Garavaglia per accompagnare il settore turistico nel rilancio, riportando a lavoro molti degli stagionali che oggi mancano all’appello – circa 350mila, si stima – e preferiscono altro rispetto al lavoro temporaneo.
Secondo una parte delle opinioni che girano in queste settimane gli stagionali si sono ”trasferiti” in altri settori in cerca di continuità (industria, edilizia, ecc.). Un’altra linea di pensiero li vede incollati a casa, sul divano, a percepire il Reddito di cittadinanza e altre forme di sussidio e bonus (“quando e se arrivano”, potremmo dire noi di TuttoLavoro24.it che questo mondo lo conosciamo bene).
E così, la proposta di Garavaglia – che sembra essere più allineata alla seconda corrente di opinione – è quella di rivedere tutto quanto ruota attorno al mondo del Lavoro Stagionale, in termini di sussidi e sostegni. A partire da NASpI e RdC.
Lo scrive il quotidiano Corriere della Sera del 15 maggio 2022:
“Rdc e Naspi vanno rivisti, perchè sono un ostacolo all’incontro tra domanda e offerta di lavoro e serve un ripensamento sui voucher. L’idea è di vederci in settimana con il Ministro Orlando a un tavolo con gli operatori per vedere cosa fare nell’immediato». Poi da Roma, ha aggiunto: «Il Reddito di cittadinanza ha bisogno di un aggiustamento radicale, possiamo pensare a un’uscita graduale da questo regime. Ad esempio a un lavoratore stagionale che lo percepisce, possiamo darglielo al 50% purchè lavori. Nel frattempo faremo la riforma delle riforme, ma serve forza lavoro subito e in maniera importante»”.
Da queste poche righe mentre è chiaro a cosa mira la rivisitazione del Reddito di cittadinanza, taglio del 50% della rata per chi accetta di lavorare stagionale, non è chiaro come si muoverà un’eventuale riforma della NASpI. Possibile – ma non certo – che si voglia percorrere la strada di un allungamento del sussidio di disoccupazione nei periodi di non lavoro, ritornando al regime in vigore fino al 2015 che garantiva un sostegno al reddito più lungo e non di corto respiro. Questa sembra essere l’unica soluzione praticabile dopo la regressione a cui si è giunti con il Jobs Act del Governo Renzi.
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