Sono il 40% – secondo i dati divulgati da Inps alcuni giorni fa – i pensionati che nel 2021 percepiscono un assegno pensionistico lordo che non arriva neppure ai 12.000 euro annui, meno di 1000 euro al mese.
Una platea che però scende al 32% se si considerano gli importi maggiorati dalle integrazioni al minimo associate alle prestazioni, compresa l’indennità di accompagnamento e la quattordicesima mensilità.
A questi pensionati il Presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi vuole alzare il minimo pensionistico garantendo 1.000 euro di pensione al mese.
E’ questa la prima proposta della campagna elettorale 2022 sul tema delle pensioni. Ad avanzarla è colui che nel 2001 in campagna elettorale promise di portare le pensioni minimo a 1 milione di vecchie lire e così fece una volta che fu eletto presidente del Consiglio. Questa volta si tratta di portarle a 1.000 euro, perchè il potere di acquisto dei pensionati è oramai stato ridimensionato dell’inflazione.
«Oggi nessuno anziano può vivere con una pensione minima di 500 euro – ha affermato – : oggi è doveroso e indispensabile aumentare almeno a mille euro i minimi pensionistici. Nessun anziano deve essere escluso da questa misura, comprese le nostre mamme che hanno lavorato tutti i giorni a casa e che devono poter avere vecchiaia dignitoso». E poi nel 2019: «Una delle cose che faremo noi col prossimo governo è aumentare a 1000 euro, per tredici mensilità, le pensioni minime».
Ma quanto costerebbe una simile riforma? E quanti sarebbero i beneficiari?
Secondo quanto scrive l’agenzia Askanews sarebbero 1,7 milioni le pensioni fino a 500 euro, 4,1 milioni quelle tra 500 e mille euro. L’assegno a mille per tutti costerebbe quindi 10,8 miliardi. Con gli assegni sociali si sommano altri 6 miliardi. L’innalzamento per l’invalidità totale invece costerebbe altri 3,4 miliardi. Per le casse dello Stato si spenderebbero quindi all’incirca 18 miliardi di euro.
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