Avanti con la decontribuzione dei salari per far salire in netto in busta paga dei lavoratori dipendenti e addio ad una proroga del Bonus 200 euro. E’ questo il messaggio trasferito ieri dal Governo ai sindacati Cgil, Cisl, Uil, durante l’incontro in cui sono stati anticipati le misure del nuovo Decreto Aiuti bis in arrivo la prossima settimana.
Ma non è tutto. Considerato che il taglio dei contributi sarà, con ogni probabilità, dell’0,8%, e l’incremento del netto in busta paga sarà incosistente (per approfondire clicca QUI), il Governo starebbe pensando di tagliare l’Iva su alcuni beni di prima necessità con l’idea di ridurre i prezzi al consumo.
Lo scrive il quotidiano il manifesto in edicola oggi a proposito del “taglio parziale o totale dell’Iva sui beni di prima necessità come il pane o la pasta (da azzerare), dal 10 al 5% su carne e pesce (sul punto si sono divise le forze dell’ex maggioranza draghiana)”.
Il taglio dell’Iva che, scrive il quotidiano diretto da Norma Rangeri, ”così concepito sarebbe persino inutile. «Potrebbe funzionare – ha osservato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – solo se riguardasse anche l’Iva al 10% e non solo quella al 4%, che produrrebbe un risparmio teorico a famiglia pari in media solo a 90 euro, ipotizzando che i commercianti riducano il prezzo senza trattenerne una minima parte dell’azzeramento dell’Iva. Anche in caso di famiglie numerose, la sostanza non cambierebbe. Il risparmio per una coppia con 2 figli sarebbe pari solo a 122 euro e 78 centesimi su base annua, ben sotto il bonus di 200 euro». Sono i paradossi della politica dei bonus, quella che il governo continua nella sua esistenza postuma”.
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