Lavoratori Statali, l’anticipo TFR costerà il 2%: parte la svalutazione

Il TFR dei lavoratori pubblici? Noto anche come TFS, trattamento di fine servizio. E’ destinato a subire una forte svalutazione.

Come noto il Tfs arriva dopo 2 oppure 5 anni (in caso di anticipo pensionistico) dalla fine del servizio e può essere anticipato dalle Banche grazie a una convenzione Stato-ABI, associazione bancari.

Ma la musica sta per cambiare. Il costo del “servizio anticipo” delle Banche, che fino a qualche tempo fa era minimo, ora sta per salire a causa dell’inflazione.

Lo scrive il quotidiano Il Messaggero in edicola oggi:

“Finché i tassi sono rimasti a zero, o sottozero, l’anticipo si è rivelato anche conveniente. Ma adesso il rendistato, un tasso calcolato su un paniere di titoli pubblici, ha iniziato a salire. Per un prestito tra un anno e un anno e mezzo è arrivato a superare l’1% a luglio. A due anni e mezzo è di circa 1,5 punti percentuali. L’anticipo bancario del Tfr-Tfs insomma, costa, se va bene, fino al 2 per cento. Ma è peggio ancora lasciare i soldi all’Inps e attendere la liquidazione dopo due o tre anni. Si riceverebbero soldi “svalutati” del 15% o 20% a seconda dell’andamento del caro vita che, solo quest’anno viaggia al ritmo dell’8%. «È inconcepibile che i dipendenti pubblici debbano rimetterci soldi sul Tfr e sul Tfs», dice Massimo Battaglia, segretario generale Unsa-Confsal”.

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