In pensione a 62 anni con 20 anni di contributi, si può fare? Sulla carta sembra di no, ma impossibile dirlo con certezza. Perché la Lega di Matteo Salvini e i vertici di Cgil, Cisl e Uil sembrano, almeno sul tema delle pensioni, avere la stessa veduta. L’idea comune è quella della Quota 41, ossia un pensionamento fissato a 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica.
I verdi strizzano dunque l’occhio ai lavoratori, che negli ultimi anni hanno visto salire repentinamente l’età pensionabile, e ai sindacati, che dal canto loro aggiungono un ulteriore tassello alla Quota 41. Ne dà notizia La Nazione, che nell’edizione in edicola oggi scrive:
“I leader sindacali, però, vanno oltre la Quota 41. Nella loro proposta storica e mai cambiata puntano anche su un’altra misura radicale: la fissazione dell’età standard di uscita dal lavoro a 62 anni, con 20 anni di contribuzione minima senza penalizzazioni sull’assegno. Ipotesi che tutti i partiti considerano impraticabile, ma che la Lega non ha mai bocciato apertamente e che, anzi, potrebbe sostenere con il ripristino di Quota 100, in una versione riveduta e corretta.”
Una soluzione appoggiata unicamente dalla Lega, come riporta anche il quotidiano, anche per via degli alti costi che comporterebbe: secondo il carroccio dovrebbe costare circa 5 miliardi, ma per Inps si arriverebbe addirittura a 6.
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